Processo sul buco di bilancio, Catania: “Pignorati pure conti postali”

Il processo sul buco di bilancio a Catania: “Pignorati i conti postali”

La testimonianza dell'ex ragioniere capo del Comune

CATANIA – Nel 2012 il Comune di Catania aderì a una procedura di riequilibrio, che fu poi approvata nel 2013 dai ministeri competenti a Roma. L’ente, in pratica, non era a rischio dissesto, ma presentava elementi di criticità. È uno dei punti di cui ha parlato, in un lungo esame delle difese, l’ex ragioniere capo Giorgio Giulio Santonocito.

Il testimone ha deposto al processo sul “buco di bilancio” del Comune di Catania. Tra gli imputati figurano politici e revisori dei conti che hanno amministrato Palazzo degli Elefanti tra il 2013 e il 2018, tra cui l’ex sindaco di Catania Enzo Bianco. Il processo si celebra dinanzi al Tribunale collegiale di Catania, presieduto da Alessandro Ricciardolo. Bianco è difeso dal professore Giovanni Grasso.

Al processo il tema del riequilibrio

“La procedura di equilibrio – ha spiegato in aula il testimone – era prevista per i comuni in difficoltà che non fossero strutturalmente in dissesto vero e proprio ma presentassero elementi di criticità fra cui l’alto numero dei debiti fuori bilancio, l’alto numero di residui attivino riscossi. E taluni parametri di deficit strutturale”. Santonocito ha spiegato che si ritenne di procedere proprio per il numero consistente di debiti fuori bilancio.

Dinanzi al Tribunale collegiale etneo, presieduto da Alessandro Ricciardolo, l’ex ragioniere capo, rispondendo alle domande del professore Grasso ha parlato, lungamente dei pignoramenti che vengono fatti al Comune e delle prassi. “La norma prescriveva che i pignoramenti possono essere eseguiti solo ed esclusivamente sulla tesoreria dell’ente”, ha spiegato l’esperto, mettendo in evidenza che tuttavia la giurisprudenza, in materia, sarebbe stata non costante. E ha risposto anche sull’utilizzo dei residui attivi.

Pignoramenti anche sui conti postali

“Il pignoramento delle somme sui conti correnti postali prima del riversamento alla tesoreria comunale non è illegittimo?”, ha chiesto il difensore di Bianco.

“Io ricordo che la normativa prevede che il pignoramento possa essere seguito solo presso l’Ente tesoriere, su questo c’è stata copiosa giurisprudenza non sempre granitica, non sempre in un’unica direzione, ma ritengo di dire che non dovrebbe essere ma avviene. Purtroppo spesso avviene un po’ in tutte le amministrazioni”. L’ex ragioniere capo lo ha definito un “male abbastanza comune dell’amministrazione pubblica”.

Il processo: gli imputati

Gli imputati sono 28, accusati a vario titolo di falso ideologico. Ex sindaco, ex assessori e revisori dei conti (in carica all’epoca delle contestazioni), tra l’altro, per l’accusa avrebbero “falsamente attestato la veridicità delle previsioni di entrata”. Anche se “consapevoli della loro sovrastima” e inoltre avrebbero “dolosamente omesso l’iscrizione nell’atto contabile di somme sufficienti a finanziare gli ingenti debiti fuori bilancio”. L‘indagine è stata condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catania.

Va evidenziato che l’ex sindaco ed ex ministro dell’Interno Enzo Bianco ha sempre respinto le accuse, convinto che ci sarà presto il modo di dimostrare l’assoluta correttezza del comportamento suo e della sua giunta davanti al Tribunale. Si torna in aula il prossimo 9 maggio.


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