PALERMO – Un capitolo investigativo è sfociato in tre arresti, ma ci sono ancora tanti spunti che meritano interesse. L’inchiesta del pm Pierangelo Padova, costata i domiciliari a tre agenti della Polstrada, non è chiusa.
Si indaga per capire quanto diffuso fosse il presunto meccanismo delle tangenti per “scontare” verbali per infrazioni inventate con il solo obiettivo, sostiene l’accusa, di costringere gli autotrasportatori a pagare. Agli arresti in casa sono finiti gli assistenti capo Nicolino Di Biagio, Giuseppe Sparacino e Francesco Paolo Minà.
Se è vero ciò che emergerebbe delle loro conversazioni sembra che fra le file degli agenti fosse diffuso un malcostume. Ecco cosa diceva Sapracino a un collega: “…. non ho sospetti di niente perché ripeto io non è che ho preso mai in mezzo alla strada pesce, tonno, uova e minchiate varie… noi queste cose non le abbiamo fatte mai compà.. mai… mai… manco mai soldi… manco mai 5 euro, 10 euro… mai”.
Le indagini avrebbero svelato che, in realtà, almeno in un’occasione gli agenti si sarebbero fatti corrompere con seicento euro, a fronte di una promessa complessiva di sette mila euro. E in un paio di occasioni si sarebbero fatti regalare delle bombole di gas da un autorrasportatore.
C’è di più, però, perché lo stesso Sparacino ammetteva che “noi altri a Natale siamo andati a trovare a qualcuno… allora lui magari piglia… anziché pigliarci 50 euro piglia e ci piglia 50 buoni benzina hai capito?… questo abbiamo fatto… abbiamo diviso a tutti i colleghi abbiamo diviso… 20 a quello, a quello che più anzianotto gliene diamo 50, hai capito… abbiamo fatto questo, lo ha fatto pure con te Nicola…”.
I filoni investigativi sono due: accertare altri casi come quelli denunciati dai due imprenditori che hanno messo nei guai i tre agenti e verificare se davvero altri poliziotti hanno incassato regali di Natale in buoni benzina.
