Buttitta rivive con|un dramma inedito - Live Sicilia

Buttitta rivive con|un dramma inedito

Una conferenza dedicata alla Sicilia resa vitale dalla letteratura. La organizza il 27 aprile a partire dalle 17.30 nell’Oratorio dei S.S. Elena e Costantino (piazza della Vittoria, 22-23) a Palermo la Fondazione Ignazio Buttitta. L’occasione è la presentazione dell’inedito dramma in quattro atti – ritrovato, nel 2010, nell’Archivio storico delle Edizioni “Avanti!”, presso l’Istituto Ernesto de Martino ed ora pubblicato dalla Fondazione Ignazio Buttitta e dall’IEdM – del poeta e drammaturgo siciliano Ignazio Buttitta (1889-1997) intitolato ‘Portella della Ginestra. Dramma in quattro atti’. L’ opera, dopo mezzo secolo di silenzio, sarà presentata dai curatori Antonio Fanelli ed Emanuele Buttitta, nipote del poeta. Sono previsti i saluti di Francesco Cascio, Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, e di Tommaso Romano, Vice Presidente della Fondazione Buttitta, e gli interventi di Giuseppe Apprendi, Antonino Buttitta, Emanuele Buttitta, Antonio Fanelli, Fernando Gioviale, Antonino Giuffrida. “Ignazio Buttitta – spiega Emanuele Buttitta – scrisse quattro liriche su Portella. E in altre vi si accenna. La prima fu scritta già nel 1948. E’ il soggetto più trattato nella sua produzione letteraria. E’ il 1957 quando, con questo dramma, come in tutta la sua opera, denuncia lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo: le drammatiche condizioni degli schiavi della terra; la rivolta del popolo per la giustizia economico-sociale e lo Stato paradossalmente nemico; il tradimento di classe; il dolore e l’amore della madre per il figlio. Non formula idee nuove, né altrove ce ne sono da cercare: afferma gli ideali di libertà, di uguaglianza, di fratellanza, in quanto espressione di bisogni naturali”. La scoperta dell’inedito non sorprende. Ignazio Buttitta fu non solo poeta ma anche drammaturgo: ricordiamo, in siciliano, “Lu curtigghiu di li Raunisi” e “Colapesce”. Li precede di diversi anni “Portella della Ginestra. Dramma in quattro atti”, che è scritto invece in italiano. Ignazio Buttitta sembra avvertire la necessità di un più immediato collegamento con il dibattito politico nazionale. Scrive ancora Emanuele Buttitta: “Concepiva la letteratura come strumento per proporre una visione del mondo, come mito da condividere con altri uomini, per la trasformazione della realtà: doveva comunicare con immediatezza e chiarezza. Per questo usava un dialetto senza arcaismi e un linguaggio semplice; per questo faceva delle piazze, dei teatri, delle scuole, prima che della stampa, il luogo della letteratura”


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