Entro dieci giorni Giuseppe Buzzanca dovrà decidere cosa fare da grande. Lo ha deciso l’Assemblea regionale siciliana, bocciando la relazione della Commissione verifica dei poteri, secondo la quale non esisteva incompatibilità, per il politico messinese, tra le cariche di deputato regionale e sindaco di Messina.
L’Aula, come detto, l’ha pensata diversamente, sancendo con 38 voti favorevoli, 3 contrari e un astenuto, un’incompatibilità che nei mesi scorsi era stata in realtà stabilita anche dal tribunale civile di Palermo, in seguito ai ricorsi avanzati dall’aspirante sostituto di Buzzanca, Antonio D’Acquino.
Adesso, però, Buzzanca dovrà scegliere. Entro dieci giorni dovrà rendere nota la sua opzione: parlamentare o sindaco? Così ha spiegato in Aula il presidente Francesco Cascio: “Dichiaro – ha detto subito dopo il voto – la sussistenza dell’incompatibilità tra la carica di deputato regionale e quella di sindaco di Messina ricoperte da Buzzanca, che adesso ha dieci giorni di tempo per optare. Spirato questo termine, in assenza di una decisione, lo stesso Buzzanca sarà dichiarato decaduto da questo Parlamento”.
Un’interpretazione che non convince Antonio Catalioto, legale di Antonio D’Acquino, il primo dei non eletti nel collegio messinese col Pdl, e quindi il “virtuale” sostituto di Buzzanca (a dire il vero, D’Acquino aveva già fatto una breve apparizione all’Ars in sostituzione di Roberto Corona, finito inizialmente in custodia cautelare e successivamente reintegrato dall’Ars). “Vista la sentenza del tribunale di Palermo dello scorso 18 aprile, che l’ha dichiarato decaduto da deputo regionale, – ha detto Catalioto – Buzzanca non può scegliere cosa fare, deve per forza optare per restare sindaco di Messina”.
Fatto sta che l’Ars ha preso una posizione sull’argomento. E una decisione diversa sarebbe stata, del resto, difficilmente spiegabile proprio nel giorno in cui, Nino Di Guardo ha deciso di dimettersi da deputato (nelle fila del Pd) dopo l’elezione a sindaco di Misterbianco, aprendo le porte dell’Ars al neo assessore Beppe Spampinato.
Ma non sono comunque mancate le difficoltà. Alla prima votazione infatti è mancato il numero legale, così il presidente Cascio ha dovuto sospendere l’Aula per un’ora. Dopo quella pausa, la nuova votazione. E il responso che abbiamo detto. Arrivato per il “rotto della cuffia”, visto che i 43 deputati che hanno espresso la propria preferenza rappresentano lo scarto minimo (il numero legale era di 42) per poter votare sulla relazione.
Rispetto alla prima votazione, in aula si sono ripresentati tutti i 24 deputati del Pd, a eccezione di Giuseppe Picciolo, assente giustificato perché in congedo. L’unico tra i parlamentari ad avere votato la prima volta e a non essersi presentato al secondo tentativo è stato il capogruppo del Pid, Rudy Maira. Assente, così come avvenuto al primo “tentativo”, l’intero gruppo del Pdl. Ai 35 deputati della prima votazione si sono dunque aggiunti i deputati: Mario Bonomo (Mps), Giovanni Cristaudo (Mps), Giovanni Greco (Mps), Riccardo Savona (Mps), Nunzio Cappadona (Mpa), Paolo Colianni (Mpa), Dino Fiorenza (Misto), Mario Parlavecchio (Mpa) e Francesco Mineo (Grande Sud). Un parlamentare del Pd ha fatto notare: “E’ stata curiosa l’assenza in della quasi totalità dei deputati dell’Udc, tra cui il messinese Giovanni Ardizzone che non ha partecipato a nessuna delle
due votazioni su Buzzanca, ma subito dopo è stato il primo a preendere la parola in aula per intervenire su una mozione all’ordine del giorno”. Il giorno che fa scattare il count-down per Buzzanca. Al decimo, dovrà scegliere che fare da grande: il sindaco di Messina o il deputato regionale?