L'omicidio di Roberta Siragusa: 'Non fu suicidio', fidanzato a giudizio

L’omicidio di Roberta: ‘Non fu suicidio’, fidanzato a giudizio

Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari di Termini Imerese
L'OMICIDIO DI CACCAMO
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PALERMO – Pietro Morreale, 19 anni, dovrà difendersi in un processo dalla pesantissima accusa di avere ucciso Roberta Siragusa, la diciassettenne ritrovata senza vita e con delle ustioni sul corpo in un dirupo del Monte San Calogero, a Caccamo, la mattina del 24 gennaio scorso.

Nessuno sconto in caso di condanna

Il giudice per le indagini preliminari Claudio Bencivigni lo ha rinviato a giudizio, accogliendo la richiesta del procuratore di Termini Imerese Ambrogio Cartosio e del sostituto Giacomo Barbara. La difesa aveva chiesto il proscioglimento sostenendo, come già fatto in passato, che la ragazza si sia suicidata. Dichiarata inammissibile la richiesta di incostituzionalità della norma che vieta di accedere al rito abbreviato per questo tipo di delitti. Morreale sarà giudicato davanti alla Corte di Assise con il rito ordinario e in caso di condanna non otterrà gli sconti previsti dal rito alternativo. La prima udienza sarà il 1 marzo.

“Giustizia per Roberta” c’era scritto nei manifesti affissi dagli amici della ragazza davanti al Tribunale, in attesa della decisione del giudice.

La difesa: “È stato un suicidio”

Morreale era il fidanzato di Roberta ed è imputato di omicidio volontario. Secondo la ricostruzione dell’accusa, il diciannovenne e la fidanzata avrebbero litigato mentre erano ad una festa, poi si erano allontanati insieme. Il giovane ha sempre riferito che Roberta si sarebbe cosparsa di benzina e si sarebbe data fuoco dopo la violenta discussione e lui, per cercare di salvarla, si sarebbe anche bruciato una mano.

I carabinieri della compagnia di Termini Imerese hanno sempre bollato come inattendibile la sua versione. Dall’autopsia, infatti, è emerso che la ragazza aveva una profonda ferita alla testa e segni di ustioni in vari punti del corpo, tanto da non avere più i capelli.

Il video

Grazie alle immagini riprese da alcune telecamere di sorveglianza vicino al campo sportivo di Caccamo e ad alcuni oggetti, tra cui una chiave che era certamente di Roberta Siragusa, la Procura avrebbe accertato che la giovane era stata uccisa proprio accanto al campetto e poi data alle fiamme.

Un’auto – che per l’accusa sarebbe quella di Morreale – sarebbe poi rimasta ferma mentre il corpo bruciava. Il cadavere della ragazza sarebbe stato poi trasportato a Monte San Calogero e gettato nel dirupo, dove non sono state trovate tracce di incendio. Per gli investigatori, inoltre, una telecamera ha ripreso l’auto di Morreale passare per ben due volte lungo la strada sterrata che porta a quella zona di Caccamo nella notte tra il 23 ed il 24 gennaio.

Al processo si sono costituiti parte civile i genitori e il fratello della povera Roberta, assistiti dagli avvocati Sergio Burgio, Giuseppe Canzone, Giovanni Castronovo e Simona La Verde.


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