ma ci pagano per vederla?!! sara' una sofferenza vedere questa squadra....
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in termini di principio si potrebbe anche essere favorevoli, il problema subentra quando a doverli appaltare/aggiudicare/realizzare e infine controllare è la Regione Siciliana, che se fosse per me dovrebbe limitarsi a realizzare cannoli. per fare un esempio basterebbe considerari la situazione: depuratori, starde del CAS, rete idrica tutte di (in)competenza regionale. quindi sono favorevole ai termovalorizzatori...ora stupitemi, dimostratemi che non siamo alle solite....
Ai signori di legambiente sicilia vorrei chiedere se i colleghi di legambiente danesi, spagnoli, francesi o tedeschi stanno morendo a causa delle emissioni delle centinaia di termovalorizzatori e discariche di piccole dimensioni dei loro paesi o preferiscono l'attuale modello siciliano con il 70% dei rifiuti buttati in discariche di proporzioni immense e compromissioni ambientali senza fine, fin che funzionano! Poi la grande ipocrisia di spedirli al Nord. Della serie N.I.M.B.Y. dove volete ma non a casa nostra. A chiacchere siamo tutti bravi!
No ai termovalorizzatori ..
Condanna, condanna..
“Salutismo dilagante” ? “Ondata moralista” ? Avvocato, per cortesia, non difenda cause perse. 8 milioni di morti per anno per malattie fumo-correlate (fonte: Organizzazione Mondiale della Sanità) sono fatti e non opinioni.
Un consiglio da amico: fumi di meno e legga di più. Anche sua moglie ne sarà contenta. Saluti da “uno del mestiere”.
Ennio carissimo, con l’auspicio che questo mio commento vengo pubblicato, desidero darti un suggerimento. Se tu pensi che leggere Camilleri significhi imbattersi in pagine di letteratura, non farlo. Resta così, con l’idea che te ne sei fatto dalle di lui fortune televisive (un grazie al carisma di Luca Zingaretti, alla bravura del regista Sironi, alla astuzia di scrittura dello sceneggiatore primo in elenco Francesco Bruni). E resta con il fragore lasciato dai commenti di questi giorni: parlare in grande rende più grande chi parla. Tu sai bene che letteratura è una cosa e narrativa un’altra. La prima lascia un segno di crescita, la seconda è un mero anche se fortunato intrattenimento. Io sono uno che vede le repliche di Montalbano sempre, proprio sempre. E mi piacciono, sempre. Ma il giorno dopo in me non è rimasto nulla (infatti le rivedo sempre…). Non cos’ con le pagine di un letterato; si cresce con esse e rimangono più o meno consapevolmente nell’anima. Di Camilleri non rimane nulla, se non la sua voce, a sua sapiente affabulazione (che non c’entra nulla con l’essere “maestro” di letteratura e tanto meno analista delle cose siciliane. Insomma, Sciascia lo ha sovrastato senza possibilità di paragone. Se però vuoi proprio nutrire questa tua curiosità, allora leggi di Camilleri “il birraio di Preston”, libro divertente e che esaurisce l’utilità cartacea dell’empedoclino.
Buongiorno, allora inizi con il romanzo il re di gjrgenti.
Poco prima della fine ha chiesto una sigaretta, s’è girato ed è morto.
No, non era Andrea Camilleri, ma Italo Svevo, un fumatore coerente. Per lui il fumo fu più che un pretesto letterario per la sua “Coscienza”.
Anche il nostro Nenè fu fumatore sino a poco prima della fine.
Ma la sigaretta bene non fa. Certamente ne era consapevole. E io me ne strafumo, avrà pensato. E così mentre un intero popolo che fumava nei cinema e perfino sugli autobus cambiò modo di vivere in forza di legge, lui sempre fumando scrisse le sue storie.
Ricordo ancora il mio primo Camilleri: “La Concessione del telefono”. Un vero spasso quel libro di fine 900. Già i suoi lettori affezionati avevano fatto la conoscenza di Montalbano, ma qui c’è tutto Camilleri. Pure i cabasisi. Con una “b”.
Lei, dottore, è troppo stimabile per meritare un’accusa di “conformismo”. Certo che il fumo fa male. Ma è altrettanto certo che vi sia un’ondata moralista che induce (l’ho patita tante volte) in tanti a reagire con vistosi cenni di mano a ventaglio quando avvistano a molti metri di distanza un fumatore, per esempio, fermo in attesa di un autobus. Non è questo salutismo dilagante? E non lo è (è capitato a me, a Roma) quando, entrando in un taxi (avendo terminato l’ultima sigaretta alcuni minuti prima), si viene aggrediti dal tassista: “eh, ma lei fa puzza de fumo!”). E dire che la legge proibisce il fumo, ma nulla dice contro la sua “puzza”, né vi è una legge che vieta i pessimi profumi, le brutte voci e gli orribili colori di alcune magliette (maglioni, camicie…). Insomma non vi è una legge che tuteli i nostri sensi (olfatto, udito, vista…) e, quindi, non è un vizio dell’anima (una sorta di “dipendenza” questa furia salutista che induce a smanacciare in presenza di un fil di fumo distante venti metri? /// Mio padre e tre suo fratelli sono morti di cancro. Due fumavano, due no. Quindi so di che cosa lei stia parlando. Concludo: chi può non fumi e ciò bisogna inculcarlo sin dai giovanissimi. Parimenti occorre inculcare la tolleranza, contro i moralismi e soci. Sa che cosa ha sancito l’AIMAR (Associazione italiana malattie apparato respiratorio)? Certo che lo sa. Lo scrivo a beneficio dei lettori. Ha sancito che il fumo, oltre che un vizio è anche una malattia (ha preso a paragone il diabete) e darebbe sciocco (oltre che maleducato) pretendere da un malato di fumo (o di diabete) di lasciare la sua malattia fuori dalla porta. In un Italia civile ci sarebbero gli spazi predisposti per accogliere anche i malati di fumo, ovviamente senza nuocere agli altri. Buona domenica.
Nonostante moralismi e salutismi, il tabagismo coinvolge un italiano su quattro nella classe di età 18-69 anni con una percentuali più elevate che in passato nelle donne. Mi creda per esperienza quotidiana: gli spazi per accogliere i malati di fumo ci sono, eccome. Basta frequentare un qualsiasi ospedale. Detto questo, mi permetto di dare altro consiglio a un altro amico che obietta in modo così cortese: con quel DNA ha una ragione in più per smettere. In genere i fattori di rischio per le malattie vengono distinti in “modificabili” e “non modificabili”; la familiarità è indubbiamente tra questi ultimi. E a chi obietta di conoscere tanti malati di cancro che non hanno mai fumato una sigaretta in vita loro rispondo che non c’è nessuna norma che vieti di vincere il Superenalotto comprando un solo biglietto; si tratta di probabilità remote, non di impossibilità. Se vuoi aumentare le possibilità di vincere devi acquistare tanti biglietti. Ancore, e solo per la precisione, che il tabagismo sia una malattia lo afferma l’AIMAR ma, ancor più autorevolmente, il sistema internazionale di codifica delle malattie (ICD) di cui l’OMS ha recentemente rilasciato l’undicesima revisione. Infine, concordo sul fatto che la cortesia e la tolleranza (da applicare in tutte le forme dell’umana convivenza) siano merce sempre più rara; ed è per questo che ho molto apprezzato il suo commento condividendone alcuni contenuti. Saluti e buona domenica anche a lei.
Dotte dissertazioni, non v’è dubbio. ma una cosa è indubitabile: prima o poi tutti lasceremo questo mondo e se il buon Camilleri ha fumato per tutta la sua lunga vita ( o almeno buona parte di essa) non mi sembra il caso di additarlo come cattivo esempio. Certamente egli sarà stato consapevole dei rischi collegati al fumo, ma non se ne è curato, riuscendo a vivere pienamente fino alla veneranda età di anni 93.
Sicuramente lei ha ragione, è come partecipare ad una lotteria, nella quale perdi se esce il tuo numero, ma ciascuno dovrebbe essere libero di articolare la propria esistenza come desidera, nell’ovvio rispetto delle leggi. Segnalo, al riguardo, che non mi sembra che la vendita delle sigarette sia proibita ( almeno finora)