La roccaforte dei Laudani |I ruoli di "Vurpitta" e "Scimmia" - Live Sicilia

La roccaforte dei Laudani |I ruoli di “Vurpitta” e “Scimmia”

L'organigramma dei Mussi i Ficurinia nel quartiere catanese. Il ruolo di reggente sarebbe stato al centro di molte discussioni all'interno della famiglia Laudani. OMAR SCARAVILLI, IL CLONE DI IANU IL GRANDE

Il quartiere di Canalicchio
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CATANIA – Non a caso gli investigatori li hanno chiamati i Vicerè, perché i Laudani a Catania nella scala gerarchica della mafia sarebbero secondi solo ai Santapaola. La loro supremazia si è diffusa in tutta la provicia, tranne nel centro storico di Catania che resta – diciamolo – ad appannaggio dei Santapaola Ercolano. I Mussi i Ficurinia (chiamati così per la zia baffuta) hanno il centro di potere catanese nel quartiere cerniera con la cintura pedemontana: Canalicchio. Un piccolo potere sarebbero riusciti a ritagliarselo anche a Picanello, storico rione dei Ceusi (I Piacenti, insomma). Chi “governa” a Canalicchio, e anche a San Giovanni La Punta, avrebbe un ruolo di spicco all’interno della famiglia. Il pentito Giuseppe Laudani spiega che avrebbero quasi la stessa importanza degli affiliati di “sangue”. E sarebbe capitato infatti che quando i capi famiglia erano in carcere, la reggenza sarebbe stata affidata al responsabile di Canalicchio o puntese. Un ruolo di prestigio, dunque, quello di vertice del quartiere residenziale.

Andiamo ai nomi di chi nel tempo – e secondo le ricostruzioni degli inquirenti – avrebbe ricoperto la carica di referente dei Laudani a Canalicchio. Almeno fino al 2010, periodo in cui Pippo Laudani entra nel programma come collaboratore di giustizia.

Franco Pistone, Vurpi o Vurpitta, sarebbe stato il “responsabile di Canalicchio” per diverso tempo, ma “sarebbe stato un personaggio molto chiacchierato”. Gossip a parte, il “chiacchiericcio” a cui si riferisce l’ex giovane boss Pippo Laudani è il rapporto tra “Vurpi” e Angelo Scirocco, proveniente dalle file dei Mazzei. Un legame che avrebbe fatto storcere il muso nel 2004 ai capi del clan dei Santapaola Ercolano preoccupati per un’alleanza anomala tra i Mazzei (cosca rivale di Cosa nostra) e i Laudani (famiglia invece vicina allo zio Nitto). Pistone avrebbe inoltre malgestito gli introiti della famiglia, per questo Pippo Laudani appena tornato libero lo avrebbe sollevato dal ruolo, nominando Giovanni Alfino Accaiù. “Uno schiaffo morale”. Nel 2009,  addirittura, mentre il collaboratore era in carcere, in alcune riunioni con gli zii anche loro in gattabuia, si sarebbe discusso di eliminare fisicamente Pistone. Ma così non è stato. Perché proprio nel 2009 Pistone sarebbe tornato al suo posto, anche grazie all’interessamento diretto di Maria Scuderi (vedova del boss Santo Laudani).

E Vurpitta, inoltre, avrebbe avuto anche la fiducia del patriarca. Poco prima di diventare collaboratore di giustizia Pippo Laudani e la zia si incontrano. L’organizzazione suggerita dalla vedova era: “Santo capo della famiglia, e la linea di Pistone per la reggenza”. E’ Carmelo Riso (reggente di Canalicchio per un periodo) a rimarcare gli affari di cui si occupava Pistone: “le estorsioni”. Il pentito racconta che Vurpitta aveva Franco Scimmia Gugliemino, come stretto collaboratore. Luca Pitbull Pappalardo invece avrebbe avuto il ruolo di esattore delle estorsioni. Pistone – secondo Anselmi Nazareno – si sarebbe occupato poi anche di usura. Pistone – in un periodo – sarebbe stata la guida del gruppo dei Laudani di San Giovanni La Punta e si sarebbe occupato di traffico di cocaina. A riferirlo è Eugenio Sturiale, collaboratore di giustizia transitato nei Laudani dopo essere stato affiliato ai Santapaola e poi ai Cappello-Bonaccorsi. “Vurpi” poi è menzionato più volte nei colloqui in carcere tra Sebastiano Laudani (classe 26) e Maria Scuderi. E in un’occasione è presente anche Santo.

A completare l’organigramma del gruppo di Canalicchio ci sarebbero Giovanni Alfino, detto Accaiù perché era balbuziente. Affiliato – secondo i pentiti – dal 1999 e si sarebbe occupato delle estorsioni. I soldi servivano per il mantenimento dei detenuti. Alfino – che aveva la fiducia dei vertici del clan – avrebbe avuto la delega per recuperare armi da fuoco nascoste in alcuni immobili. Finito in carcere gli investigatori iniziano a monitorare i colloqui dell’affiliato.

Franco Gugliemino “Scimmia” sarebbe un altro componente storico della roccaforte di Canalicchio. I pentiti dicono di lui che era pronto a svolgere qualsiasi attività criminale per conto dei Laudani. Le attività principali, però, sarebbero stati i furti e le rapine. Scimmia inoltre aveva partecipato al pestaggio di Francesco Cerbo, padre di Willy Cerbo (arrestato nell’operazione Scarface della Finanza contro i Mazzei). L’azione punitiva era stata ordinata da Pippo Laudani che non aveva gradito i rimproveri di Ciccio Cerbo che lo invitava a non infastidire la figlia Krizia.

Ad occuparsi di droga prevalentemente sarebbero stati Davide Maniscalco e Angelo Cosentino (poi transitato con i Santapaola). Operativo a Canalicchio e San Giovanni La Punta sarebbe stato anche Omar Scaravilli, figura di rilievo del gruppo di Picanello e molto vicino a Sebastiano Laudani, Iano il grande.

 


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