Carissimo prof, ti scrivo - Live Sicilia

Carissimo prof, ti scrivo

La nostra inchiesta su Norman Zarcone sta sollevando le reazioni che, francamente, auspicavamo. Desideravamo una ampia discussione su un evento traumatico che tanto ha segnato la comunità studentesca palermitana, oltre l'emotività dei primi giorni. Ci ha scritto Alessandro, amico di Norman.
Interviene un laureato
di
2 min di lettura

Carissimo Prof. Lo Piparo, è a lei che indirizzo questo mio intervento.

Mi sono laureato in Filosofia della Conoscenza e della Comunicazione ai tempi in cui lei era il direttore di questo corso di laurea. Lei mi conosce molto bene, e anche io la conosco e so che non è uno sprovveduto. Per tale motivo rimango attonito nel leggere le sue dichiarazioni in merito al valore pedagogico di una targa in onore di Norman Zarcone all’interno della facoltà di Lettere. Io credo invece che lei si renda conto benissimo di cosa comporterebbe l’intitolazione di aula allo studente prematuramente scomparso

Monito e memento. Questo significa, e questo è il motivo della strenua opposizione del corpo docente. Monito per tutti docenti che con arroganza e spavalderia se ne infischiano degli studenti, dei loro doveri, ed loro ruolo sociale, forti della propria posizione che credono intoccabile.
Memento perché si ricordi a tutti da qui in avanti che l’Università, e tutto quello che c’è dentro compresi i docenti, è ad esclusivo servizio degli studenti, e che c’è stato qualcuno che questo lo ha gridato a gran voce fino a scuotere le poltrone dei “baroni” e le coscienze dei ragazzi.

Intitolando un’aula a Norman (in quanto simbolo degli studenti) gli ridiamo un pezzo di ciò che gli spetta di diritto. Per concludere volevo commentare un’altra sua dichiarazione. Lei parla di totale trasparenza nella gestione del lavoro con i dottorandi del suo dipartimento, parla di meriti da parte de (cito testualmente) “i due ricercatori che negli ultimi dieci anni hanno ruotato intorno alla Cattedra di Filosofia del linguaggio “, parla di accertarsi delle responsabilità prima di accusare di clientelismo e arbitrarietà nell’assegnazione delle cattedre. Non voglio mettere sterilmente in dubbio le sue parole, credo solo sia opportuno chiarire, pubblicamente e non solo in questa sede, la compatibilità di queste sue ultime affermazioni con quelle rilasciate qualche tempo fa a telecamere accese ad una giornalista di “Agorà” che suonavano più o meno così “i concorsi per ricercatore sono legalmente truccati”.

Distinti Saluti

Alessandro Di Maio


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