PALERMO – “Qualcuno ci ha raccontato che una volta dalle parti del Foro Italico c’era un grande prato verde. E ci ha anche detto che quell’ erba era stata ‘appoggiata’ davanti al mare in onore degli uomini dell’Onu, quegli esperti (ma vi assicuriamo che tra loro c’erano pure molti tromboni) che erano arrivati qui a Palermo nel dicembre scorso per spiegare a noi siciliani che cos’era la mafia e quanto contava ancora. Nella confusione di quei giorni – delegazioni di tutti i colori, capi e sottocapi di polizie varie, conferenzieri illustri che sparavano dottissime banalità – non siamo riusciti a vedere un po’ di quell’erbetta profumata che stava crescendo proprio di fronte a Porta Felice, né tantomeno a calpestarla durante una passeggiatina sul lungomare. È stato un vero peccato. Come sapete il prato non c’è più. È giallo, arso, morto, bruciato dal sole e dalla salsedine e da chissà che altro ancora. Questa storia dell’erba dell’Onu ci fa capire molto bene dove viviamo e come oggi è ancora Palermo. Nonostante i proclami e i fumi che nascondono tutto, nonostante le chiacchiere e le magiche consulenze, la realtà a quanto pare è una sola: nella nostra città non ci possiamo permettere neanche un prato”.
Mio caro assessore professor Barbera, cominciava così un articolo di Attilio Bolzoni pubblicato su Repubblica di Palermo il 6 settembre 2001. Mi dispiace contraddirla, ma come appare chiaro e come documentato dalle cronache di quei giorni il famoso “prato” a cui lei fa riferimento, costato una cifra folle in occasione della conferenza Onu, prato che fu anche oggetto di una accesa quanto inutile polemica tra l’allora commissario Serio e il sindaco Orlando , non ha visto mai neppure la luce. “Arso, morto, bruciato dal sole e dalla salsedine”, come disse Bolzoni, prima ancora di nascere.
Il prato che è stato finanziato con i fondi Onu del 2000, quando era sindaco Orlando,è morto nel 2001 subito dopo essere stato messo a dimora perché le sementi di Festuca rubra utilizzate non erano adatte, per il pieno sole ma anche per l’ombra e inoltre, come lei sa bene, era stato installato un numero esiguo di irrigatori.
Il prato del Foro Italico che è stato fiore all’occhiello della nostra città, mio caro assessore, fu realizzato nel 2003 dall’amministrazione Cammarata che ha affrontato il problema radicalmente, aggiungendo terra e sabbia al substrato inidoneo, portando il terreno ad un valore di pH adeguato, seminando una specie adatta (la Festuca arundinacea) che vive in pieno sole e realizzando infine un impianto di irrigazione adatto ad un prato esteso più di 30.000 metri quadrati.
Nel 2005, sempre su incarico del sindaco Cammarata, fu definita l’opera di risistemazione dell’intero spazio del Foro Italico e del suo arredo urbano su progetto dell’architetto Italo Rota che per quel progetto vinse la medaglia d’oro in una rassegna alla Triennale di Milano.
Ma perchè le dico queste cose? Lei le sa bene, e sa anche benissimo che di quel prato dell’Onu non rimase che terra bruciata, nonostante lei oggi affermi impunemente che il prato del Foro Italico, riferendosi a quello oggi esistente, è stato realizzato da Orlando in occasione della conferenza Onu (forse avrebbe fatto meglio a non ricordarci quel disastro).
In un articolo a sua firma dal titolo “Foro Italico requiem per il prato”, pubblicato su Repubblica il 14 luglio del 2001 (durante la gestione Serio) mio caro assessore Barbera, lei definì l’idea di realizzare un grande prato verde sul fronte a mare del Foro Italico insieme ambiziosa e coraggiosa, ma non risparmiò critiche aspre e severe come lo stesso titolo documenta.
Sono passati tanti anni e comprendo che la memoria possa giocare brutti scherzi, ma ad evitare equivoci le trascrivo un passaggio significativo di quel suo intervento: “Dopo quaranta giorni di gestione comunale i danni notevolissimi di cui soffre l’intera area sono purtroppo evidenti e vanno addebitati a una inefficiente opera di manutenzione e al sommarsi di errori tecnici: l’irrigazione a pioggia è mal realizzata – interventi nelle ore più calde e dannose alla vegetazione, pressione insufficiente nella rete con vaste aree di prato non bagnate (se il numero degli irrigatori è insufficiente cosa impedisce di ricorrere a irrigatori mobili?) – lo sfalcio è eseguito saltuariamente, il controllo delle erbe infestanti è assente”.
Allora riteneva anche che bisognava conservare “un’idea di paesaggio costiero quasi minimalista (il prato, poche palme, un gruppo di eritrine e cespugli che emergessero solo nella chioma fiorita)”, adesso vedo che invece immagina che in futuro si possa pensare a “un Foro Italico diverso con alberi, panchine, chioschi per prendere una granita in riva al mare”.
Certo, si può cambiare idea ma io rimango della mia e cioè che la destinazione a prato non debba essere mutata; penso invece che bisogna ripristinare il prato con la stessa essenza (la Festuca arundinacea è una delle essenze maggiormente resistenti alla salinità) o con qualche specie di gramigna sperimentata nell’ultimo anno e lavorarci in modo da restituire ai palermitani un luogo di svago, e di divertimento. I prati, caro assessore, non devo certo insegnarlo a lei, oramai sono in tutto il mondo, dall’Egitto all’Inghilterra, dal deserto ai Paesi più umidi: l’importante è che ci sia la competenza e la cura necessarie ad assicurargli una attenta manutenzione.
Il prato del Foro Italico, definito nel 2005 dall’amministrazione Cammarata, ha resistito per sette anni e si è perso adesso in pochi mesi e non avete alcun alibi. La collega professoressa Grisafi, ex assessore al Verde, già nello scorso aprile, in una lettera al direttore del Giornale di Sicilia, nella quale denunciava lo stato di abbandono in cui versava il prato del foro italico, aveva gridato tutta la sua rabbia e la sua amarezza.
“Nonostante i proclami e i fumi che nascondono tutto, nonostante le chiacchiere e le magiche consulenze, la realtà a quanto pare è una sola: nella nostra città non ci possiamo permettere neanche un prato”. Terminava così l’articolo di Bolzoni. La nostra amministrazione aveva, però, dimostrato il contrario.
Professor Mario Milone
Ex assessore al Centro storico