Caro-biglietti bus, i palermitani: | "Penalizzata la povera gente" - Live Sicilia

Caro-biglietti bus, i palermitani: | “Penalizzata la povera gente”

Aumenta di dieci centesimi il prezzo dei biglietti Amat. Abbiamo passato una mattinata sugli autobus, tra punti di vista ed espressioni colorite, per raccogliere i commenti dei palermitani che scelgono i mezzi pubblici per spostarsi in città.

Il reportage
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PALERMO – “E’ una vergogna, una speculazione che come al solito grava sulle spalle della povera gente”. Questi gli umori dei palermitani che ogni giorno affollano gli autobus nel primo giorno di aumento del ticket Amat che, a parità di minuti (90) passa da 1,30 euro a 1,40. Un rincaro di dieci centesimi che ha scatenato l’ira di chi sceglie quotidianamente i bus per spostarsi in città. “Pochi mezzi e spesso passano in ritardo – lamentano i più –. Ci fanno aspettare ore sotto le intemperie con il biglietto in mano che parecchie volte, nell’attesa, scade”. Per raccogliere da vicino il pensiero dei palermitani abbiamo passato una mattinata su alcune linee Amat, raccogliendo vari punti di vista ed espressioni colorite.

Il nostro viaggio inizia sul 101, una delle linee più frequentate che dalla Stazione centrale conduce fino allo stadio Renzo Barbera. Al nostro arrivo un gruppo di utenti, dopo aver acquistato il biglietto accoglie con stupore la notizia dell’aumento del prezzo, e non mancano le critiche. “Dieci centesimi può sembrare una cifra irrisoria – dice Giulia Filippone, una mamma che ogni mattina compie due viaggi sul bus per accompagnare i figli a scuola – ma qui tutto aumenta e a piangerne le conseguenze, come al solito, è la povera gente. Non guido e per portare i miei bimbi al nido sono costretta a prendere l’autobus e, pur scendendo molto presto da casa, arriviamo quasi sempre in ritardo. Dovrebbero aumentare le corse non il prezzo”. E ancora: “Mi auguro che l’aumento possa servire – aggiunge Ivana Modesto – a migliorare il servizio generale. Chi prende l’autobus come me, spesso lo fa perché non ha la possibilità economica di spostarsi diversamente. Mi chiedo perché ‘accanirsi’ sempre contro i più deboli”.

Dopo un paio di fermate scendiamo e, orologio alla mano, attendiamo il prossimo mezzo. Nel frattempo registriamo le lamentele di alcune persone che nell’attesa tengono a dire la loro. E c’è persino chi legittima il fenomeno dei ‘portoghesi’: “E’ giusto che la gente non paghi il biglietto per un servizio inesistente – interviene Nicolò Di Giugno -. Non possiamo più comprare da mangiare, e non sto parlando di libri ai figli o scarpe, ma di un tozzo di pane da portare in tavola”. Ovviamente c’è anche chi non è d’accordo e non giustifica la mancata obliterazione del biglietto “ma il servizio deve essere puntuale – spiega Gabriella Galbi –. Il biglietto va fatto, non si discute ma mi disturba il fatto che tutto aumenti. Dato che lo stipendio o la pensione rimangono dello stesso importo non comprendo quest’ulteriore peso sulle nostre tasche”.

Passano venti minuti prima dell’arrivo del bus successivo. E’ la linea 107, e anche qui non si parla d’altro. “Se c’è un prezzo che va aumentato per esigenze aziendali – dice un uomo sulla sessantina che catalizza l’attenzione dei presenti per il tono di voce squillante – si può anche capire ma allo stesso modo dovrebbero aumentare efficienza e puntualità. I nostri cari amministratori invece amano far lievitare i prezzi per gonfiare le casse e toglierci anche gli spiccioli, non si fermano davanti a nulla. Questa città è da demolire e ricostruire”. E basta guardare al di là del confine siciliano e spostarsi a Roma, per dirne una, per rendersi conto che il paragone non regge. Nella Capitale infatti con soli dieci centesimi in più si possono utilizzare autobus, tram, metropolitane, bus Cotral e alcune linee ferroviarie con una durata più lunga (100). E così facendo un paragone al termine del nostro tour sulla linea 122, c’è chi regala al taccuino del cronista un famoso proverbio siciliano: “Cu nesci arrinesci (Chi si allontana dal suo ambiente, vive meglio ndr) diceva mio nonno – interviene Grazia Fortunato, una giovane di appena 18 anni – e vivendo a Palermo mi rendo conto che aveva ragione a ripetermi sempre quelle parole. Allora non capivo, adesso non vedo l’ora di andare via. Anche se il servizio fornito dall’Amat è solo la punta dell’iceberg in una città piena di problemi”.


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