Caro Crocetta, ci ragioni su: | perché non si dimette? - Live Sicilia

Caro Crocetta, ci ragioni su: | perché non si dimette?

Ci ragioni un attimo presidente Crocetta. Con le sue dimissioni farebbe saltare qualunque manovra per darle il benservito; si sottrarrebbe alla grande al massacro quotidiano della sua immagine. Immagine, peraltro, oggettivamente affievolita,

Caro presidente Crocetta, il mio giudizio negativo sul governo da lei presieduto è noto, non è su questo argomento che oggi desidero soffermarmi. Anzi, parto dal presupposto inverso, proponendole un ragionamento. Facciamo conto che lei abbia ragione. Ha ragione quando si scaglia contro la casta politica siciliana, tirandosene fuori; quando denuncia la presenza di una palude dentro l’Assemblea regionale, mentre l’Esecutivo è un esempio di efficienza; quando disvela un fronte trasversale che avversa le sue riforme, smentendo che di riforme si discuta soltanto; quando si sente osteggiato nella sua costante lotta per l’affermazione della legalità, vedi l’accusa di essere uno dei tanti paladini dell’antimafia parolaia.

Diamo per assodato che le aspre critiche dei suoi numerosi oppositori, tra cui sindaci, sindacalisti, personaggi della cultura, dell’economia e della cosiddetta società civile, giornalisti, commentatori esterni, siano infondate, che non è colpa sua se tutto va a scatafascio ma del parlamento siciliano immobile, dei partiti dilaniati da infinite contrapposizioni interne, della mafia e di radicati sistemi di potere operanti da anni in diversi e delicati settori.

Bene, ciò premesso lei ha da poco dichiarato che potranno sfiduciarla esclusivamente i siciliani, consapevole che i deputati regionali per non scollarsi dalla poltrona non approveranno mai una mozione di sfiducia nei suoi confronti. Attenzione però, pare, vociferano le malelingue, sia scattata per volontà renziana un’operazione di amorevole pressione sugli onorevoli siculi pieddini, del tipo o ti adegui al diktat romano o non verrai più messo in lista, per sfiduciarla. Comunque sia, se si andasse a nuove elezioni lei ha solennemente annunciato che si ricandiderà alla presidenza della regione e vincerà ancora perché i cittadini hanno perfettamente compreso da che parte stare, cioè dalla sua.

Allora, se due più due fa quattro, perché non si dimette? Ci ragioni un attimo presidente Crocetta. Con le sue dimissioni farebbe saltare qualunque manovra per darle il benservito; si sottrarrebbe alla grande al massacro quotidiano della sua immagine. Immagine, peraltro, oggettivamente affievolita, di un governatore di serie B, seppure della regione con la più ampia autonomia speciale, con il cappello in mano davanti al portone di Palazzo Chigi; non darebbe il tempo al centrodestra, abbastanza diviso, di riorganizzarsi; e ci guadagnerebbe in credibilità presso l’opinione pubblica che, per capirci, giudica anche lei inchiodato alla poltrona dopo la clamorosa bocciatura del primo articolo del disegno di legge sull’istituzione dei liberi consorzi e delle città metropolitane.

Non ha più una maggioranza, infatti, quindi nessuno si meraviglierebbe se rassegnasse il mandato, anzi, serietà personale e senso delle istituzioni vorrebbero che lo avesse già fatto subito dopo l’esito della votazione in aula. E’ vero, lei è stato eletto direttamente dai cittadini, è altrettanto vero però, non scordiamolo, che la scheda elettorale è unica legando indissolubilmente presidente e maggioranza, così come proposti agli elettori al momento di recarsi alle urne. Poi, francamente, lei si sente addirittura tradito dal suo medesimo partito, il Pd, da Renzi e dai suoi fedelissimi. Le imputano, non soltanto loro per la verità e secondo lei ingiustamente, inadeguatezza, di non essere all’altezza della gravissima situazione sociale, economica e finanziaria in cui versa la Sicilia.

Mi domando e le domando, ma perché stare sulla graticola altri due anni e mezzo, se non la licenziano anticipatamente, alla mercé di una classe politica, compresa quella “amica”, che la sta mortificando, ostacolando e che dimettendosi potrebbe tranquillamente “punire” mandandola a casa? Tanto, lei le nuove elezioni le vincerebbe, no? In un colpo farebbe fuori i sabotatori della sua rivoluzione e ritornerebbe trionfatore e più forte a Palazzo d’Orleans. Bingo!


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