Caro Presidente,
Sono uno dei sette dipendenti che, insieme ad altri 412 lavoratori, lo scorso Gennaio è stato dichiarato “esubero” dalla multinazionale Micron. Era prevedibile ed inevitabile che questa vertenza si sgonfiasse dopo la firma dell’ accordo. Dei 419 esuberi iniziali, 160 sono stati riassorbiti da ST, circa 90 persone hanno avuto la possibilità di rientrare in Micron, altri 90 hanno dato le dimissioni, altri 30 hanno accettato proposte per sedi Micron fuori dall’Italia. Ad oggi rimangono non collocate trenta tre persone sul territorio nazionale, sette a Catania, sette nel cuore pulsante dell’Etna Valley. Gli esuberi sono persone, tra i 40 e i 50 anni, italiani, ingegneri, fisici, ricercatori, con 10-20 anni di esperienza in un campo di specializzazione sofisticata.
La microelettronica è un settore chiaramente vincente e su cui puntare con decisione. Il fatturato delle aziende ad essa afferenti è di circa 350 miliardi di dollari l’anno, previsto in crescita fino a 450 miliardi entro il 2018.
Se consideriamo l’Italia, ST e Micron, che danno lavoro a più di diecimila persone, sono i soggetti centrali di questa vertenza, che ha coinvolto 419 dipendenti dichiarati in esubero da due multinazionali in attivo operanti in uno dei settori più sofisticati del nostro paese.
Ci chiediamo perché? Perché Micron, un’azienda che negli ultimi tre trimestri ha fatto utili record per 4 miliardi di dollari, apre in Italia una procedura di licenziamento per il 40% dei suoi dipendenti? Ci chiediamo perché la STMicrolectronics, da tanti anni ormai, non ha un piano industriale per Catania e le poche risorse disponibili sono dirottate per altre sedi.
In Europa la microelettronica è considerata strategica dalla Commissione Europea ed è all’interno di una strategia che ha individuato delle aree di alta specializzazione sui cui concentrare grossi investimenti, Catania è una di queste aree insieme a Dresda, Grenoble, Eindhoven.
Ci chiediamo perché in Italia non si riesce a creare quella sinergia tra Grande Industria, Università e Start up che ha permesso in distretti industriali come Dresda ed Eindhoven lo sviluppo di poli tecnologici ad alto contenuto innovativo. Ci chiediamo perché non sono state individuate politiche adeguate.
Le migliori economie sono quelle in cui lo Stato con il suo ruolo forte definisca una strategia in cui le aziende, grandi e piccole, possano integrarsi e contribuire alla reindustrializzazione del paese.
Noi ci crediamo ancora a un’Italia diversa, ad una Sicilia che esca fuori da un sistema fatto soltanto di “food&bed”. Ma che invece valorizzi soprattutto l’ingegno e la creatività tecnologica di cui siamo ricchi.
La sua visita oggi a Catania rappresenta per noi esuberi dell’ Etna Valley una dimostrazione del cambio di rotta del nostro paese. E’ bello per noi pensare che la sua visita odierna sia simbolo di un Paese nuovo, che individua come priorità nelle sue politiche industriali innovazione tecnologica e cultura digitale.
La microelettronica catanese ha tanto da dare al paese che l’ha formata. E’ rappresentata da una prima generazione, che ha creato le basi per lo sviluppo del mondo dei microprocessori, ed è necessaria per alimentare il mondo innovativo delle start up, soprattutto del nostro territorio siciliano.
Noi ci crediamo ancora che riuscirete a ricreare un ambiente favorevole in cui le multinazionali vengono in Sicilia a investire, a basare qui i centri d’innovazione e che ci restino. Perché trovano capitale intellettuale qualificato e competitivo, perché quello che si è costruito negli ultimi trent’anni non vada perso. Perché le persone sono capaci, hanno competenze, sono motivate.
Come ci disse il Presidente Napolitano, quando ci incontrò dietro una transenna, durante una delle nostre manifestazioni: bisogna lavorare molto in Italia per rilanciare uno dei settori trainanti dell’economia.
Questo è quello che le chiediamo. Che il rilancio del settore passi anche attraverso l’azzeramento degli esuberi (sette a Catania, trenta tre su tutto il territorio nazionale) e il rispetto dell’accordo.
Lavoratore Micron Catania in Cassa Integrazione Straordinaria