Carte clonate, falsi autonoleggi e Pos| Ecco come funzionava la truffa - Live Sicilia

Carte clonate, falsi autonoleggi e Pos| Ecco come funzionava la truffa

Le foto dei 24 arrestati

Il questore Guido Longo: "Il cybercrime fenomeno da arginare in modo serio. I cittadini sono indifesi di fronte a certi meccanismi. E la mafia sfrutta le opportunità create dalla tecnologia".

Operazione Free Money
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PALERMO – L’epicentro dell’attività di clonazione era la città di Palermo. Tre i gruppi che che hanno truffato in poco più di un anno e mezzo migliaia di ignari titolari di carte di credito. Il provvedimento di fermo per 24 persone è stato firmato dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dal sostituto Siro De Flammineis: le indagini condotte dalla squadra mobile e dalla polizia postale hanno svelato un meccanismo che andava avanti da quasi due anni e che si basava nel far credere agli istituti bancari di ricevere incassi Pos da parte di cittadini stranieri per servizi fittizi.

In pratica, venivano utilizzati codici di carte di credito clonate acquistati da hackers russi o ucraini online, tramite circuiti illegali. La banda creava quindi false ditte, soprattutto società di autonoleggio, che venivano intestate a soggetti compiacenti che chiedevano l’apertura del conto corrente e relativo Pos.

“Le operazioni contestate sono migliaia – ha detto nel corso della conferenza stampa il capo della Squadra mobile di Palermo, Rodolfo Ruperti – soprattutto di carte di credito intestate a cittadini degli Stati Uniti e del Nord Europa. Ma abbiamo rilevato la clonazione di carte intestate a clienti del Canada, di Singapore, dell’Indonesia, dell’Australia e del Qatar. Quello dell’autonoleggio era per l’organizzazione il sistema più rapido e redditizio, perché tramite queste ditte è consentito il pagamento on line anche per somme ingenti”.

Basti pensare che le indagini hanno accertato un giro di affari che si aggira intorno ai tre milioni di euro e che gli introiti di soli due mesi ammontano ad almeno quattrocento mila euro. “Si tratta di una operazione complessa nei confronti di una associazione a delinquere ben articolata – ha detto il procuratore Lo Voi –  che è riuscita in pochi mesi, attraverso l’uso di sistemi sofisticati e metodi di lavoro molto efficaci e rapidi, a dare vita ad un giro di affari cospicuo. L’epicentro dell’attività era Palermo, ma risultano collegamenti nel Lazio e a Milano e alle spalle dell’organizzazione, l’ombra della mafia. Basti dire che una delle persone arrestate è Pietro Scarpisi, che entra nelle cronache giudiziarie in merito ad indagini sulla mafia, a partire dal 1983”.

Un meccanismo che ha quindi svuotato i conti di migliaia di correntisti e “di fronte al quale – ha aggiunto il Questore di Palermo, Guido Longo – i cittadini sono indifesi. Strategie di questo tipo creano allarme collettivo, per questo il fenomeno del cybercrime va arginato in modo serio, considerato che, come accertato nel corso di questa operazione, anche la mafia non si lascia sfuggire le opportunità create dalla tecnologia”.


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