Villa Sofia e le cartelle 'gonfiate' | Inchiesta dopo una denuncia - Live Sicilia

Villa Sofia e le cartelle ‘gonfiate’ | Inchiesta dopo una denuncia

Un nuovo scandalo giudiziario esplode all'ospedale Villa Sofia di Palermo sulle “schede di dimissioni ospedaliere” che riepilogano il percorso clinico del paziente e danno il via libera ai pagamenti da parte della Regione. Ad avviare le indagini la denuncia del primario di Chirurgia plastica, Matteo Tutino.

PALERMO – Cartelle cliniche “gonfiate” per ottenere rimborsi più pesanti? Un nuovo scandalo giudiziario esplode all’ospedale Villa Sofia di Palermo e riguarda le “schede di dimissioni ospedaliere”, le cosiddette Sdo. Quelle su cui si basa il rimborso per le prestazioni che l’azienda ottiene dalla Regione. Sono le schede che riepilogano il percorso clinico del paziente, trasmesse all’assessorato regionale alla Salute che dà il via libera ai pagamenti.

È stata una denuncia del primario di Chirurgia plastica, Matteo Tutino, ad avviare il lavoro di carabinieri e magistrati che da due mese stanno passando al setaccio l’attività del reparto nell’anno 2012. Si parla di “sospetta codifica opportunistica di alcune Sdo” che, tradotto, vuole dire che le schede di dimissioni potrebbero essere state falsificate. Un’accusa pesante messa nero su bianco davanti alle forze dell’ordine.

Nel settembre scorso Tutino viene chiamato dal commissario di Villa Sofia, Giacomo Sampieri, a dirigere il reparto. Per prima cosa decide di analizzare l’attività svolta in precedenza. Un passaggio fondamentale in una sanità che vive di budget. Scopre che nel 2012 il reparto ha incrementato il fatturato di 800 mila euro rispetto al 2011. È un dato che Tutino dovrà tenere bene a mente per pianificare l’attività futura. Come dire, è il punto di partenza da cui dovrà muovere per migliorare i numeri del reparto. E così decide di studiare le singole cartelle scoprendo quella che definisce una situazione “allarmante”. Da qui, la denuncia alla Digos e alla Procura della Repubblica. Successivamente i vertici dell’azienda hanno trasmesso il fascicolo che racchiude dubbi e perplessità ai carabinieri del Nas, il nucleo anti sofisticazione, e all’assessore regionale Lucia Borsellino.

In particolare, sono le prestazioni eseguite su pazienti affetti da tumori al sistema linfatico a non convincere il neo primario. Gli interventi si distinguono in diagnostici e terapeutici. Per essere chiari: con i primi – ad esempio le biopsie – si stabilisce l’esatta natura della malattia. Con i secondi – si tratta delle operazioni vere e proprie – si interviene chirurgicamente per asportare i linfomi. Ecco, secondo Tutino, semplici interventi diagnostici sarebbero stati spacciati per terapeutici, facendo così schizzare il budget ottenuto dall’azienda. Un meccanismo che sarebbe all’origine di un altro dato definito “inquietante”: Villa Sofia, pur eseguendo circa la metà degli interventi degli altri ospedali siciliani, ha ottenuto quasi lo stesso fatturato di unità più complesse. Ciò sarebbe accaduto perché una cinquantina di casi operati sarebbero stati descritti, senza averne i parametri, come interventi ad alto peso e complessità.

Dopo la denuncia di Tutino, l’azienda ospedaliera ha istituito una Commissione di verifica composta da otto dirigenti, medici e non. La conclusione a cui sono giunti sembrerebbe dare ragione a Tutino: “Le diagnosi secondarie complicanti il Dgr nel 43,65 per cento delle Sdo esaminate si sarebbero potute ricondurre all’interno della diagnosi principale”. E cioè, nella metà dei casi, non si giustificherebbe un Drg più pesante. Il Drg, sigla che indica i raggruppamenti omogenei di Diagnosi), stabilisce che gli interventi vengono retribuiti non in base alle giornate di degenza, ma a prestazione. Più complessa è la prestazione maggiore è il budget ottenuto dall’ospedale.

Il nuovo caso Sdo si inserisce nel già difficile contesto di Villa Sofia. Il nuovo corso targato Sampieri-Tutino è stato accompagnato da denunce, intimidazioni e sospetti. In molti non hanno gradito la scelta di Tutino per guidare fino al 2018 il reparto di Chirurgia plastica generale e maxillo facciale del centro traumatologico. E così il clima già teso è diventato incandescente. I medici “sconfitti” da Tutino nel concorso parlarono di vizi procedurali. In quei giorni non passò inosservato che a nominarlo era stato Sampieri scelto dal governatore Rosario Crocetta per guidare Villa Sofia. Crocetta con cui lo stesso Tutino non ha mai nascosto di avere un rapporto di amicizia. Sampieri rivendicò, però, la scelta di averlo voluto a Villa Sofia dopo avere lavorato con Tutino al Sant’Elia di Caltanissetta. Riteneva e ritiene che la sua presenza in città potesse fare aumentare la produttività.

Quando lo scorso aprile fu trovata la colla attak nella serratura della stanza di Tutino i colleghi gli espressero solidarietà, ma presero le distanze dalla gestione del reparto. Tutino, dal canto suo, aveva collegato l’intimidazione alla sua scelta di bloccare l’acquisto di attrezzature per più di un milione e trecentomila euro. A fine luglio un nuovo episodio di cronaca: la caposala trovò dentro un armadio dell’ambulatorio una ventina di kit per operare lo scafoide, viti per la ricostruzione cranio-facciale più alcuni set per osteotomie. Materiale per migliaia di euro che, secondo la direzione, non sarebbero mai passati dalla Farmacia.

Ora la vicenda Sdo che alza il livello della denuncia e concentra l’attenzione sulla vecchia gestione del reparto. E non solo. C’è da aspettarsi altre reazioni. Nel frattempo magistrati e carabinieri indagano.


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