Cascio a FdI: "Vinciamo a Palermo, poi pensiamo alla Regione"

Cascio a FdI: “Vinciamo a Palermo e pensiamo alla Regione”

Intervista al candidato di Forza Italia e Lega che si dice vicino all'intesa di tutti.
L'INTERVISTA
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3 min di lettura

Francesco Cascio, candidato a sindaco di Forza Italia, in ticket, con la Lega, a Palermo, come si sente oggi?
“Meglio. Fino a qualche settimana fa il quadro era meno nitido. Ora, il passo di lato di qualche amico e l’intesa sul mio nome aiutano”.

E’ come quando segni al novantesimo e si spalancano i supplementari di una partita che sembrava perduta. Il centrodestra sbrindellato aveva poche opportunità di ribaltare la situazione contro un centrosinistra coeso, già con il suo campione in campo, nella sfida per Palazzo delle Aquile. L’intesa nella zona moderata offre una prospettiva che diventerebbe favore del pronostico, se Fratelli d’Italia decidesse di convergere.

Alla fine, che ne pensa, i meloniani ci staranno?
“Stiamo lavorando, con loro e con tutti gli altri amici del centrodestra, perché in queste ore sia fatta ulteriore chiarezza e ci sia la sintesi che ho sempre auspicato. Sono ottimista, penso che siamo vicini e che, al massimo entro domani, avremo comunque un orizzonte definito”.

Lei ci spera?
“Io spero, con ottime ragioni, di essere il candidato di tutto il centrodestra e rinnovo il mio appello. Non è un problema soltanto di avere i voti degli amici di Fratelli d’Italia, come degli altri amici del centrodestra, perché non bastano da soli. L’unione serve e servirà per una città complessa, da gestire insieme, con problemi immani che conosciamo, ma risolvibili soltanto con l’aiuto della politica e dei partiti. Penso che gli amici di Fratelli d’Italia, così come gli altri con cui governiamo a città e regioni, la pensino come me”.

Ma loro insistono per un patto su Palazzo d’Orleans e per un impegno su Musumeci in cambio.
“Palermo deve essere messa al centro dai partiti e le cose non possono essere collegate. Vinciamo e governiamo qui, intanto. Le elezioni regionali saranno tra sei mesi, un tempo infinito per la politica, dunque non ha senso mettere accanto i ragionamenti”.

La sua idea su Musumeci e sul resto?
“Facciamo le comunali e poi sediamoci, senza pregiudizi, insisto. Senza qualcuno che dica: questo non lo voglio. Senza qualcun altro che dica: questo lo voglio, prima ancora di esserci seduti. Se affrontiamo il discorso senza preclusioni, con serenità, sono sicuro che potremo farcela”.

Lei vuole assessori politici, come ci ha detto. Ha nomi in testa?
“Ancora no, sabato ufficializzerò la candidatura. Voglio persone competenti e culturalmente attrezzate, dodici vicesindaci, figure che siano ‘animali da strada’ e che abbiano il polso della città. La politica risolve i problemi. Farei un’eccezione per il bilancio che avrà bisogno di un tecnico, anche molto esperto”.

Come ritiene di agire, se verrà eletto, per esempio, sui servizi?
“Credo che l’errore fondamentale di Orlando e dei suoi sia stato l’avere amministrato sul pregiudizio ideologico contro i privati che sarebbero inquinati e sporchi, quando le imprese sono enti sani che hanno diritto di lavorare. Il risultato? Costi enormi e nessun vantaggio”.

Si sente in ritardo?
“Abbiamo avuto un percorso tortuoso e stiamo cercando di renderlo ancora più liscio. Ma l’importante è arrivare alla soluzione migliore, con il tempo che ci vuole. La vera politica si fa così”.


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