Catania, l'omicidio di Agata Scuto: il processo - Live Sicilia

“Agata uccisa perché incinta”: Palermo rinviato a giudizio

La gup ha accolto la richiesta della procura.
L'UDIENZA PRELIMINARE
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CATANIA – Rosario Palermo è stato rinviato a giudizio per l’omicidio e l’occultamento di cadavere di Agata Scuto, la 21enne con alcune disabilità scomparsa da Acireale dieci anni fa. La gup Simona Ragazzi ha accolto la richiesta del pm Antonio Fanara nei confronti dell”imputato, all’epoca dei fatti compagno della madre della vittima, e di Rita Sciolto accusata però di favoreggiamento. Avrebbe aiutato l’uomo, assieme ad altri due, ad eludere le indagini scattate dopo la segnalazione arrivata alla trasmissione Chi l’ha visto. Gli altri due imputati hanno optato per riti alternativi: Sonia Sangiorgi ha patteggiato a 1 anno e 4 mesi (pena sospesa), mentre Sebastiano Cannavò affronterà il giudizio abbreviato. Il 12 dicembre prossimo ci sarà la discussione delle parti. Il processo nei confronti di Palermo, difeso dall’avvocato Marco Tringali, si aprirà davanti alla Corte d’Assise l’11 ottobre 2022.

Le indagini sul cold case di Agata Scuto sono state condotte dai carabinieri. Dalla ricerca del cadavere nella cantina della madre sono scattate intercettazioni e sequestri di telefonini. Ogni pezzo del puzzle ha portato verso Rosario Palermo, che ha provato in tutti i modi a crearsi un alibi per quel 4 giugno 2012. Giorno in cui non si hanno più notizie della 21enne. Ha raccontato di essere andato a raccogliere lumache e origano, tra il calatino e l’Etna. E per blindare la sua versione avrebbe coinvolto altre persone – tra cui un amico, l’ex e la sua attuale compagna – finite davanti ai giudici. Per gli investigatori Palermo – che continua a professarsi innocente – avrebbe mentito sui suoi spostamenti il giorno della scomparsa di Agata. Ha raccontato di essere andato a raccogliere lumache e origano, tra il calatino e l’Etna.

Per la magistratura l’uomo avrebbe ucciso la giovane donna per nascondere una gravidanza frutto di alcuni abusi. Tra vittima e carnefice ci sarebbe stato un rapporto ‘particolare’. Agata nel suo diario appunta frasi offensive nei confronti della madre di cui sarebbe stata gelosa. I carabinieri piazzano una cimice nell’auto di Palermo: nel corso di un monologo manifesta il terrore di un possibile arresto e dà indizi sul luogo – un casolare nel siracusano – dove Agata potrebbe essere stata strangolata e poi bruciata. Per il gip che ordina il suo arresto è una ‘confessione’.


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