Catania, dal Contratto di servizio al Brt2: Bellavia chiede una svolta

Catania, dal Contratto di servizio al Brt 2: Bellavia chiede una svolta

Il presidente dell'Amts a tutto campo

CATANIA – Tirar fuori dal cassetto il Brt 2, il collegamento dall’area di Nesima fino a piazza Stesicoro, è uno degli obiettivi. Se non addirittura una delle urgenze “per poter migliorare la mobilità interna”. Giacomo Bellavia presidente di Amts spiega di avere già da tempo il progetto pronto: ma si tratta di sacrificare ed ovviamente debellare il malcostume delle doppie triple file in coincidenza, ad esempio, del Viale Mario Rapisardi.

Presidente Bellavia, intanto il 2024 finisce con l’essere inevitabilmente un anno importante.

“Questo è un anno importante per l’azienda e non solo perchè ricorre il sessantesimo anniversario dalla sua fondazione. Ma anche perchè occorre rilanciare un tema legato alla mobilità per la quale manca il sistema.

La Regione deve fare la sua parte perchè, ad oggi, spende molto di meno delle altre regioni – e non solo su Catania – sul trasporto pubblico locale; anche la Città metropolitana deve fare la sua parte e non la fa perchè purtroppo ha una governance monca non riuscendo a fare da raccordo tra i servizi; ma anche il Comune di Catania per via delle vicende legate al dissesto non ha potuto mettere la giusta attenzione sul trasporto pubblico”.

Nel mezzo, c’è la critica dei bus che passano con poca frequenza.

“È vero, salvo alcune linee di eccellenza legate al Brt o ad Alibus che hanno una frequenza dignitosa. Ma il grosso delle linee non ce l’ha. E questo non perchè l’Azienda non sia nelle condizioni di poter farli passare frequentemente: ma perchè abbiamo un Contratto di servizio che, di fatto, ha dimezzato sette milioni di chilometri di corse rispetto solo a dieci anni fa”.

È indubbiamente una cifra enorme.

“Sono numeri importanti che sono anche difficili da spiegare. Se vogliamo un sistema trasporti che funzioni meglio è necessario che vengano messe le risorse adeguate. Quello che abbiamo a disposizione non copre il 100% del budget di un’azienda come l’Amts”.

Ma come si esce da questo pantano?

“La questione si può risolvere solo con un nuovo Contratto di servizio. Il Comune ci ha già detto che per il 2025 possono trovarsi le risorse necessarie. Ma tutto questo richiede uno sforzo importante da parte di sindaco e amministrazione per poter trovare in Bilancio le somme necessarie a rendere all’altezza di una città come Catania il trasporto pubblico”.

Più facile a dirsi che a farsi.

“Guardi, quando sono arrivato l’azienda era iper-indibitata, non aveva né dirigenti, né mezzi: oggi, mi lasci dire la situazione è totalmente cambiata. Abbiamo anche assunto centinaia di persone con graduatorie aperte e concorsi espletati a tempo di record.

Le dico questo per confermare che siamo nelle condizioni di potere lavorare in una condizione assolutamente sana: ma manca un Contratto di servizio che risponda al fabbisogno della nona città d’Italia”.

Eppure, il dibattito sulla mobilità è diventato centrale in questi ultimi mesi a Catania.

“C’è, per fortuna, un’attenzione diversa. Si parla di pedonalizzazioni, di parcheggi scambiatori, di Brt: tutte cose che possono far fare il salto di qualità alla città. Ma ci sono anche cose scollegate delle quali nessuno vuole parlare, come la questione Fce”.

Parliamone.

“È un tema irrisolto. Ma è normale che Fce abbia una gestione governativa con un Direttore generale del ministero che, ovviamente, può dedicarci un giorno al mese e che sta a Roma. Un’azienda importantissima che non ha una governance sul territorio: eppure, c’è una legge nazionale che prevede il passaggio alla Regione. Ma nessuno ne vuole parlare”.

E perchè?

“Perchè si entra in dinamiche anche sindacali che riguardano pure i lavoratori. Ma a me sta bene che il ministero si occupi delle questioni infrastrutturali però sulla gestione occorre una governance che coordini i vettori. Tutto questo danneggia anche i nostri servizi.

C’è un tema di integrazione tariffaria e l’unico modo per poter fare qualcosa è stato il Catania To Go col quale grazie al Comune abbiamo fatto un biglietto da 20 euro l’anno. Ma ora i fondi europei sono finiti e, quindi, che facciamo? Si rischia di tornare indietro”.

C’è anche un problema di integrazione dei servizi?

“Certamente. Nelle altre città metropolitane c’è un’unica azienda che tra metro e autobus gestisce dove arriva l’una e dove arriva l’altro a completamento dei servizi. Qui è tutto da ripensare. Anche per questo dico che pare che non se ne voglia proprio parlare”.

Domanda banale: la fusione con SoStare è stata solo un beneficio?

“Assolutamente. E non solo da un punto di vista economico: il Comune ha ridotto il contributo che dava all’Amt senza perdere alcun servizio; è stato assunto nuovo personale; sono stati assorbiti pezzi di società che erano in difficoltà come la Multiservizi.

Non fare la fusione sarebbe stato un delitto: se ne parlava da vent’anni con Pogliese e Bonaccorsi siamo riusciti a farla. Mi spiace che non si sia fatta l’altra di fusione: quella tra Asec e Sidra”. 

Per ultimo, tante aggressioni agli autisti: che contromisure possono essere prese?

“Devo dire che un pò la situazione si è rasserenata. Grazie anche ai tavoli in Prefettura e quelli tecnici abbiamo condotto iniziative che collegano direttamente con il nucleo d’emergenza, abbiamo introdotto i vigilantes, abbiamo potenziato la videosorveglianza all’internio degli autobus che vogliamo predisporre in tempo reale collegandole alla polizia”.


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