Catania e i suoi mali: quando il questore, da solo, può fare poco

Catania e i suoi mali: quando il questore, da solo, può fare poco

Diagnosi della città

CATANIA – Come in ogni malattia grave, è la diagnosi la prima tappa della cura. Catania è una città sofferente, lo è da tempo. Giuseppe Bellassai, il nuovo questore di Catania, lo sa perfettamente. E lo scoprirà sempre di più nei mesi che verranno. Neanche un anno fa, mentre la città si preparava a festeggiare la prima sant’Agata dopo la pandemia, si è toccato il momento più basso. Un consesso civico con il morale a terra, sia per le vicende che hanno riguardato il più che travagliato mandato del sindaco Salvo Pogliese, sia per l’uscita di scena del commissario. Per non parlare poi dei tanti video su TikTok che hanno dato la sensazione di una Catania tenuta in ostaggio da bande di teppisti in libera uscita. 

Catania e i suoi mali

C’è stato un momento in cui era lecito pensare che l’unica autorità presente in città fosse l’arcivescovo Luigi Renna, che ha sfruttato il pulpito della cattedrale proprio durante i festeggiamenti per rampognare una classe dirigente prossima alla diserzione. Quella stagione non è ancora finita, sebbene Catania abbia un nuovo sindaco, Enrico Trantino, che sin da subito ha voluto lanciare segnali precisi sul tema della sicurezza, interpellando in prima persona il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi

Lo ha ricordato la segretaria della Uil, Enza Meli: il problema numero uno si chiama criminalità organizzata. La Mafia. Una presenza difficile da estirpare, ma con la quale non si può convivere pacificamente. Nient’affatto. È dall’intelligenza mafiosa che arriva quella droga che fa illudere gli spacciatori di aver trovato un posto di lavoro, per poi avere semmai tra le mani uno spazio tra le pagine dei giornali quando scattano le manette. La stessa droga che, una volta arrivata nei quartieri popolari, esplodono letteralmente i fuochi d’artificio. Chi vive al Centro lo sa perfettamente e fa fatica a sopportarlo.

Catania e i suoi mali: non solo mafia

La mafia però non è l’unico male. E non può essere neanche l’alibi per tutto il resto. Il problema sicurezza c’è ed è reale, anche nella declinazione della sua scarsa percezione. Catania vive sicuramente gli stessi drammi di tutte le altre città metropolitane non soltanto d’Italia. Baby gang, reati predatori e problemi connessi all’immigrazione. Per non parlare poi dei femminicidi e delle tante, troppe violenze domestiche. C’è poi la corruzione – meno visibile a occhio nudo –  il cui tanfo deprime tantissime aspettative.  

Insomma, i sintomi si conoscono perfettamente. C’è però un di più che rende questa fase storica opprimente fino al collasso. A differenza degli anni Ottanta o Novanta, quando i morti si contavano con il pallottoliere, oggi non c’è più la percezione che le condizioni generali andranno a crescere, sia economicamente che nella qualità dei servizi e dei diritti da acquisire. Siamo in pieno declino e si guarda con sempre più diffidenza al futuro. 

Catania e i suoi mali: la sfiducia nel futuro

Catania avrebbe bisogno di più forze dell’ordine, a partire dai vigili urbani. Poi però si scopre che non ci sono abbastanza fondi e che un Comune in dissesto può garantire ben poco. Lo stesso vale per i rifiuti. I cittadini, non soltanto i borghesi, hanno imparato a conoscere i meccanismi della differenziata o i benefici di vedere una città pulita. Salvo poi fare i conti con le tante discariche presenti nei quartieri o con il sistematico mancato spazzamento di intere aree. E la frustazione sale.  

Per non parlare poi dei parcheggi, pochi (nonostante i cantieri aperti da tempo). Il traffico. Mettiamoci pure l’inflazione, che non intende arrestare la sua corsa. I mutui che salgono e i fantasmi della stagione Covid ancora presenti, con la tanta rabbia repressa in nome di una battaglia che andava vinta. 

Catania e i suoi mali: la precarietà

Certo, sono ingredienti che poco hanno a che vedere con la violenza propriamente detta. Tutti assieme, però, servono a definire un quadro di vasta precarietà, di scarsa protezione sociale, segnato dal poco lavoro che non sia in nero o sfruttato.  

Da lì proviene infatti quell’insicurezza percepita che si attacca addosso come l’umidità d’estate, che amplifica di netto il valore dei gradi centigradi sulla pelle. Producendo effetti devastanti per l’intero organismo. Un questore da solo non basta per invertire la rotta. Serve il lavoro di squadra, sì. A quanto pare, è questo che avrebbe detto il sindaco a Bellassai durante il primo incontro ufficiale. In effetti, non vediamo altra soluzione per scollinare una fase già abbastanza faticosa. Per tutti.


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