CATANIA – Due settimane fa è stato un italiano, catanese, a scalare una ventola ed entrare all’interno di un Bed & Breakfast, in piena notte, terrorizzando la proprietaria. L’uomo, sanguinante, è poi scappato gettandosi dalla terrazza della struttura alberghiera, per poi finire sui cavi elettrici e venire arrestato. Ieri, un extracomunitario, originario del Ghana, di appena 18 anni, si è introdotto in piena notte in casa di un poliziotto – un commissario, ferendolo profondamente con una lametta e rimanendo a sua volta gravemente ferito nel tentativo di scappare.
Il livello di insicurezza in città sembra proprio innegabile – lo afferma anche il sindaco Pogliese – e la sensazione è che le cose potrebbero addirittura precipitare: troppo il clima d’odio che sta montando e che qualcuno, da una parte e dall’altra, sembra manovrare sapientemente per far scoppiare la crisi sociale. E le divisioni, che già affliggono questa città.
Ecco perché la riunione di oggi in Questura dovrebbe partire sì dai recenti episodi di cronaca per affrontare una questione ben più spinosa. La violenza, verbale e fisica, che sembra aver occupato qualsiasi aspetto della vita pubblica e privata. Una china che difficilmente potrà essere risalita in una città – che poi è un Paese – in estrema sofferenza, nella quale trovare un nemico potrebbe essere la soluzione ideale a tutti i problemi.
In un posto dove la criminalità organizzata si pasce della paura e della povertà, l’emergenza sicurezza non può essere limitata al colore della pelle o all’appartenenza etnica e politica. La presenza dei sottogretari all’Interno – dopo la sfilata della politica per la questione Diciotti – oltre portare Catania nuovamente al centro del dibattito nazionale, potrebbe essere l’occasione per affrontare il problema sicurezza in modo concreto. Relegando ai social le sentenze senza processo.