Catania, gli arsenali della mafia |Investigatori disarmano le cosche - Live Sicilia

Catania, gli arsenali della mafia |Investigatori disarmano le cosche

I vari sequestri di questi mesi dimostrano che la mafia è tornata ad armarsi.

CATANIA – La tensione è alta. Le cosche catanesi, dai Santapaola, ai Cursoti Milanesi ai Cappello, hanno dimostrato nelle ultime settimane di avere a disposizione potenti armi. Fucili, kalashnikov, mitragliatrici skorpion, silenziatori e pistole di ogni calibro sono state sequestrate dagli investigatori. Arsenali da guerra custoditi nei più ingegnosi nascondigli e soprattutto in abitazioni di insospettabili. I vuoti di potere creati dalle ultime retate della Dda di Catania hanno smosso gli equilibri e creato spazio per le giovani leve dei clan. Teste “calde” pronte ad armarsi per affermare la forza militare in un preciso quartiere o territorio. O anche per il controllo delle piazze di spaccio.

Il gruppo di fuoco bloccato di via Dell’Amadello dalle Volanti lo scorso gennaio è la dimostrazione che non bisogna abbassare la guardia. La calma potrebbe essere solo apparente. Concetto Piterà (parente di Rosario Pitarà, uomo di vertice dei Cursoti Milanesi) e i suoi picciotti fermati dalla polizia erano armati fino ai denti. Il commando era pronto a sparare? L’interrogativo resta. Ma nello sfondo secondo gli inquirenti ci sarebbe il controllo delle piazze di spaccio di San Berillo Nuovo, contese tra i Cursoti Milanesi e i Cappello. In quella zona abitano i vecchi boss (anche se detenuti): Giovanni Colombrita e Orazio Pardo sono stati fino al blitz Revenge ai vertici del clan dei Cappello.

Il livello di attenzione è rimasto altissimo. Gli investigatori cercano di disarmare le cosche. E ci stanno riuscendo. La mano delle Istituzioni si fa sentire. Implacabile. Da San Giovanni Galermo, roccaforte della cocaina e regno dei Santapaola-Ercolano, a San Cristoforo, fortino dei Santapaola e dei Cappello passando anche per gli altri quartieri come Librino, Picanello, o i paesi dell’hinterland. Da maggio ad oggi sono stati sequestrati potenti arsenali. Fino a due giorni fa a Misterbianco, dove la Squadra Mobile ha arrestato Giuseppe Tirenni per detenzione illegale di armi da guerra. I poliziotti hanno scovato all’interno di un fabbricato una pistola mitragliatrice a raffica Skorpion calibro 7,65 dotata di silenziatore e relativo caricatore rifornito con cartucce dello stesso calibro. L’arma era stata nascosta nell’incavo ricavato nel telaio di una porta. Inoltre Tirreni nascondeva anche un fucile ad aria compressa Weihrauch modificato. Le indagini vanno avanti per capire i collegamenti con la criminalità organizzata. E pare ci siano.

A San Giovanni Galermo nel vano ascensore di un palazzo di via Ustica sempre la Polizia, questa volta la sezione Volanti, ha scovato un potente arsenale composto da un AK-47, un fucile a pompa, una pistola revolver, una pistola semiautomatica, una pistola mitragliatrice, 5 caricatori e 332 cartucce. Stiamo parlando di armi micidiali. Anche in questo caso, dopo il blitz gli investigatori stanno operando per capire i legami con i clan che operano sul territorio. In questo pezzo di città i carabinieri hanno arrestato oltre 50 persone con l’accusa di traffico di droga. La cupola dello spaccio dei Santapaola. E chissà che non ci siano collegamenti.

A San Cristoforo sempre la polizia ha scovato un altro arsenale. Era l’otto maggio. A casa di una donna sono state trovati due fucili calibro 12, due caricatori per pistola e fucile, un caricatore per pistola calibro 22, tre caricatori per fucile mitragliatore K-47, un caricatore per pistola cal.7,65, un silenziatore per armi da fuoco e numerose munizioni di vario calibro. Pochi giorni prima la polizia ha sequestrato a Librino diversi fucili. In particolare nel vano scala di una stabile al civico 17 di viale Moncada hanno trovato, nascoste in una busta di plastica, un fucile a pompa marca “Fabarm Nato” modello “12/75 cat. 16” calibro 12, un fucile a canne mozze marca “P. Beretta” modello “682 Gold” calibro 12 e dieci cartucce calibro 12 marca “RC Italy”.

Le riserve di fuoco servono ai clan per mietere il clima di terrore. Le armi sono necessarie per sferrare la carta della paura e poter operare garantendosi l’omertà del quartiere. La mafia è tornata ad armarsi, ma è arrivata puntuale la risposta dello Stato. Mai però abbassare la guardia.


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