CATANIA – Lode a Battiato. E a Manlio Sgalambro. Giovanni Lindo Ferretti dedica ai due maestri del genio etneo la tappa catanese del tour dei CCCP – Fedeli Alla Linea, tornati assieme dopo una pausa trentennale. Anzi, dopo l’archiviazione del progetto punk che più ha contaminato la scena musicale italiana e l’avvio dei Csi e dei Pgr. La storia è lunga ed è condita anche da polemiche e recriminazioni.
Ma torniamo a ieri. Ha piovuto cenere, tutto il tempo. Ininterrottamente. Uno scenario inedito, segnato dall’apertura di tanti ombrelli e dal fastidio fisico diffuso non addebitabile però a nessuno se non al caso. Due ore e mezza filate, scaletta lunghissima (quasi 30 pezzi) per un repertorio musical-teatrale studiato al millimetro.
È la data più a Sud di un evento che i fan aspettavano da troppo tempo. Catania ha risposto presente; l’Etna pure. Mentre la Villa Bellini ha retto perfettamente. Sia all’impatto dei Marlene Kuntz, che hanno aperto la serata, che all’entusiasmo di un pubblico composto non soltanto dai nostalgici della band filosovietica.
Sotto il palco c’erano più generazioni, militanti di fronti politici contrapposti. Allo stesso tempo, però, c’è stata molta poca politica. L’unico accenno è arrivato quando Massimo Zamboni ha intonato le prime note di Radio Kabul, ma dal pubblico. Qualcuno ha infatti tirato fuori la bandiera palestinese e l’ha tenuta aperta anche durante l’intera esibizione dell’iconica Punk Islam.
Per il resto, impassibile e ieratico, Giovanni Lindo Ferretti non ha mai parlato. Se non nel finale, quando ha reso omaggio alla premiata ditta Battiato/Sgalambro. Un atto dovuto, coerente con una stagione artistica che li ha visti tutti protagonisti, soprattutto sul versante delle parole. E della sperimentazione.