Catania, il 'bando sartoriale' a Urologia: condannati NOMI - LiveSicilia

Sanità, il ‘bando sartoriale’: condannati, pene patteggiate

Al centro del processo una gara di bacino di 55 milioni di euro. La sentenza del gup.

Tutti condannati con il rito del patteggiamento. Questo l’epilogo dell’inchiesta che nel 2019 scoperchiò un sistema di ‘bandi sartoriali’ che aveva come centro nevralgico l’unità operativa di urologia del Policlinico di Catania. L’appalto al centro dell’indagine Calipino, condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dal pm Fabio Regolo era quello dell’approvvigionamento triennale di apparecchiature medicali per il Bacino della Sicilia Orientale, valeva oltre 55 milioni di euro. Il policlinico era capofila nella procedura del luglio 2018. Tra gennaio 2018 a febbraio 2019 le cimici delle fiamme gialle hanno registrato le conversazioni che hanno inchiodato Giuseppe Morgia, all’epoca primario di Urologia del Policlinico e attuale direttore all’Asp di Enna. Il medico è accusato di aver “turbato la regolarità della gara” in favore della C.Bua srl. Massimiliano Tirri, agente e responsabile della C.Bua srl, è l’interlocutore privilegiato in questo ‘sistema’ ben oleato di cui hanno fatto parte anche Tommaso Massimo Castelli, Dirigente Medico di Urologia del Policlinico di Catania e membro della commissione tecnica, e Antonino Di Marco, rappresentante di prodotti sanitari anche per la C. Bua srl. Tirri avrebbe sostenuto le spese per un viaggio in Spagna e per la partecipazione ad un convegno di urologia a favore di Morgia e di un suo collaboratore. Nelle contestazioni è finito anche Pasquale Luchini, responsabile per il sud Italia della Bk Medical Italia srl. I reati vanno – a vario titolo – da turbativa d’asta a corruzione. 

Un tentativo di patteggiamento c’era stato già in fase di indagini ma il gip non aveva accolto le richieste. La procura ha quindi formulato le richieste di rinvio a giudizio. La sentenza di oggi è arrivata infatti al termine dell’udienza preliminare davanti alla gup Daniela Monaco Crea. Il giudice ha accolto l’istanza di patteggiamento delle parti, a cui il pm ha dato parere favorevole, ritenendola “congrua e frutto di una corretta applicazione delle regole processuali”. La gup – riconoscendo le attenuanti – ha condannato Giuseppe Morgia, difeso dagli avvocati Carmelo Peluso e Maria Licata, alla pena principale di due anni e la pena accessoria di un anno di interdizione dai pubblici uffici e di incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione; Massimiliano Tirri, difeso dall’avvocato Tommaso Tamburino, alla pena principale di un anno e sette mesi e la pena accessoria di dieci mesi di interdizione dai pubblici uffici e di incapacità a contrattare con la pubblica amministrazione, Antonino Di Marco, difeso dall’avvocato Fabrizio Seminara, a 6 mesi e 600 euro di multa, Tommaso Castelli a 10 mesi  e 889 euro di multa, Pasquale Luchini a 2 anni. La pena finale per la società C Bua srl – assistita dagli avvocati Pietro Granata e Calogero Licata – è stata una sanzione di 70 quote pari a 18.200 euro. Il gup ha sospeso l’esecuzione delle pene principali e di quelle accessorie per cinque anni. Questo anche perché la giudice ha concesso l’attenuante 323 bis a Morgia, Tirri e Di Pasquale (imputatati di corruzione) in quanto hanno tenuto un comportamento processuale collaborativo con l’ammissione degli addebiti.

Nel dispositivo di 11 pagine il gup scrive che “la qualificazione giuridica dei fatti è corretta, essendo indubitabile che le singole condotte contestate integrino gli estremi della turbata libertà degli incanti, della corruzione e della istigazione alla corruzione”. 


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