Catania, ingaggiati per uccidere: due condanne all'ergastolo - Live Sicilia

Catania, ingaggiati per uccidere: due condanne all’ergastolo

Un matrimonio avvelenato da soprusi e minacce. E poi il piano diabolico svelato dal pentito.
LA SENTENZA
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CATANIA – La parola ergastolo è risuonata oggi al Palazzo di Giustizia di Catania. Una nuova pagina del thriller sull’omicidio di Santo Giuffrida è stata scritta. La Corte d’Assise ha inflitto la pena più severa ad Alfio Maugeri e Antonio Zuccarello accogliendo in toto la richiesta del pm Marco Bisogni. La storia è drammatica: dal prologo all’epilogo. Forse nemmeno la penna della regina dei gialli Agatha Christie avrebbe saputo inventarsi una trama simile. Un’apparente morte per infarto nascondeva retroscena da film dell’orrore. La moglie, Barbara Bregamo – già condannata in appello (con una riduzione rispetto al primo grado) – con l’appoggio del suo amante ha architettato il piano per uccidere il marito e ingaggiano dei killer. Una scelta per porre fine ad anni di maltrattamenti e minacce. Il primo tentativo fallisce, ma la seconda invece funziona. Il marito muore nella notte tra il 9 e il 10 dicembre 2002. 

L’amante sarebbe Luciano Cavallaro, esponente dei Tuppi che poi diventa un collaboratore di giustizia. In veste di pentito svela ai magistrati il turpe piano di morte. I due imputati sarebbero stati chiamati proprio per liberarsi di “marito” nel secondo tentativo, dopo che nel 2001 l’accoltellamento non aveva funzionato. I due si sarebbero introdotti in casa, soffocandolo e iniettando del diserbante all’imprenditore. L’input investigativo del racconto di Cavallaro ha fatto scattare un’inchiesta dei carabinieri denominata Circe. E sono arrivati i riscontri, soprattutto, dalle intercettazioni. I carabinieri hanno anche fatto trovare a uno degli indagati (all’epoca) un biglietto sull’auto con su scritto un messaggio in dialetto: “Sacciu come tu e i to compari affucastruru u masculu di l’amica di Luciano 15 anni fa”. Quel pizzino scatena le paure. Le paure delle manette. E così arriva una frase che ha tutto il sapore di un’ammissione: “Sedici anni fa abbiamo fatto un omicidio, io e altri due”.

Nel 2017 scattano gli arresti e Barbara Bregamo confessa l’incubo di una vita coniugale fatta di soprusi e intimidazioni.

Oggi è arrivata la condanna per i due imputati. Il difensore di Zuccarello, l’avvocato Francesco Silluzio, ha già annunciato il ricorso in appello dopo le motivazioni: “Ritengo che questa sentenza sia ingiusta. Non è stato provato secondo noi il nesso tra il soffocamento e la morte della parte offesa avvenuta sei ore dopo e dopo le dimissioni dal Pronto Soccorso. Siamo sicuri che ci sono vari elementi che potranno ribaltare in verdetto in appello”. Maugeri, invece, è difeso dall’avvocato Francesco Marchese ed Emilio La Ferrera. “Le sentenze non si commentano ma si impugnano. Confido – commenta Marchese – che i tanti punti oscuri che sono emersi nel corso del dibattimento in tutte le loro contraddizioni saranno valutate in modo diverso dalla Corte d’Assise d’Appello che sarà chiamata a giudicare il caso. Oggi c’è stata una condanna per omicidio, m va ricordato – conclude l’avvocato – che non è stata mai stabilita la causa del decesso del Giuffrida”.


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