CATANIA – Se fosse uno spettacolo si direbbe che deve continuare. Ma la convention che, vicino all’aeroporto di Catania, raduna tutto lo stato maggiore politico di centrodestra e della sanità siciliana è una riunione politica, che rivendica di esserlo. E dunque si fa tutto nel segno della prosecuzione, del proseguire, parola ripetuta più volte dai tre ospiti: l’assessore alla Salute Ruggero Razza, il presidente della Regione uscente Nello Musumeci e il candidato alla presidenza Renato Schifani. L’impostazione generale della serata, preceduta da polemiche e accuse, è che tutto è andato talmente bene, con tanta precisione e con la Sicilia prima in ogni ambito pensabile della sanità e del governo regionale, che non si può che continuare a farlo. Se qualcosa è andato storto è perché, dice il presidente Musumeci per buona parte del suo intervento, i risultati non sono stati comunicati bene, e i giornalisti siciliani sono “ipocondriaci”, costituzionalmente incapaci di parlare bene della Sicilia.
“Un resoconto”
La sala congressi è piena ben prima che inizi l’evento, lasciando in piedi il pubblico. Per tre quarti uomini, età media sopra i cinquanta, in gran parte dirigenti degli ospedali e delle Asp siciliane, dipendenti dell’assessorato alla Salute e personale sanitario della zona etnea. Video da convention aziendale proiettati su uno schermo, immagini con i droni sul pronto soccorso dell’ospedale San Marco. Sulle sedie un tomo da quaranta pagine, un libro in cui Nello Musumeci riassume tutti i risultati del suo, si legge in copertina, “governo che parla con i fatti”. E di fatti ne elenca parecchi Ruggero Razza, il primo in scaletta, con un intervento in cui elenca in modo certosino tutte le cose fatte nei suoi cinque anni da assessore. “Sono qui per rendere conto – dice Razza – perché vuol dire essere trasparenti, evidenziare ciò che si è riusciti a fare”. Con una chiosa: “Se c’è qualcosa da fare per il futuro, è un’occasione di confronto”.
Di fatto è l’unico cenno al futuro che si concede Razza, in un intervento tutto concentrato su quanto bene sia stata amministrata la sanità siciliana negli ultimi cinque anni. Con una serie di primati, “siamo la prima regione per stabilizzazione di primari, ci sono nuovi ospedali in tutta la Sicilia, reparti ammodernati”. Razza rievoca l’esperienza del Covid, citata per ultima perché “abbiamo dimostrato, proprio in Sicilia, che si poteva fare sanità oltre la pandemia”. Anche il Coronavirus comunque è stato gestito, dice Razza, con “capacità, amore e competenza”, e con un altro primato: “Abbiamo speso più di tutti in Italia per il Covid”.
L’assessore elenca numeri, investimenti, e si dice orgoglioso di come in Sicilia sia stato impostato l’assetto della sanità pubblica convenzionata, ovvero erogata dai privati. La conclusione del discorso è, dice, anche la conclusione del suo mandato, e la riserva a un tema che poi anche Musumeci riprenderà: dal 2017, “la sanità non è stata strumento di potere per nessuno”.
“Come un ministro degli interni”
Secondo in scaletta, il candidato alla presidenza della Regione Renato Schifani. Emozionato, il presidente emerito del senato ricorda i momenti in cui accolse le bare dei caduti nelle missioni italiane all’estero e poi passa a parlare di Sicilia, raccogliendo l’eredità di Musumeci: “Non avrei accettato questa candidatura – dice – se non avessi avvertito la convinzione interiore, prima ancora che ufficiale, di Musumeci”. Il mandato del governo Schifani sarà, dice lui stesso, “proseguire l’azione del governo Musumeci”.
Rivolgendosi a Razza, Schifani gli dice che ha lavorato come un ministro degli interni, “che fa e non dichiara”, e che gli chiederà “dei consigli sul Pnrr”. Poi si concentra sul tema dell’incontro, la sanità, e torna sulle dichiarazioni a proposito della sanità privata: “Ma cosa significa sanità privata – dice – erogare sanità significa prestare una funzione pubblica, sia che a erogarla sia un soggetto pubblico che uno privato. Se poi qualcuno è per ideologia contro, è un altro discorso”. Schifani parla poi della sua giunta, che sarà politica ma composta da “assessori competenti: non possiamo più permetterci di avere assessori tuttofare”, e chiude complimentandosi con Razza: “Il tuo esempio sarà uno stimolo per chi si occuperà di sanità nella giunta Schifani”.
“Un merito, tra i tanti”
Il turno di Musumeci è quello che chiude la convention, con un bilancio di cinque anni che dura mezz’ora, di cui un quarto d’ora occupato dal tema dei giornalisti siciliani e di come siano poco predisposti a parlare bene della Sicilia o di un politico che fa bene. “Il giornalismo siciliano soffre di ipocondria – dice Musumeci – altrove la stampa incalza e denuncia ma c’è anche spazio per le cose buone, mentre in Sicilia la stampa è alimentata per parlare male della stessa Sicilia”.
Come dovrebbero andare le cose per Musumeci si capisce dal resto del suo intervento, in cui rivendica tutte le cose buone fatte e poi dice che, se difetto c’è stato, è stato nel comunicarle. Rivolgendosi a Razza, infatti, gli dice che “in questi anni avremmo dovuto fare quello che hai fatto stasera, parlando di cosa stavamo facendo, e invece siamo stati zitti, a lavorare”. Segue un’altra serie di primati siciliani: “primi per digitalizzazione, primi per stabilizzazioni di precari, primi per spese fondo Fdc. Dopo quarant’anni – prosegue Musumeci – abbiamo trovato la soluzione ai rifiuti: si differenziano, e quelli che non si differenziano si bruciano nei termovalorizzatori”.
Un altro cenno alla sanità, “con noi non è stato uno strumento di potere”, e per gli ultimi cinque minuti di discorso Musumeci parla della sua nuova avventura politica: “Non era prevista la mia candidatura, Meloni mi ha voluto capolista e sono onorato. Per la prima volta la destra sarà a Palazzo Chigi, così come lo è stata per la prima volta a Palazzo d’Orleans”.