Librino, armi da guerra contro quei pusher fuori zona: il processo

Librino, armi da guerra contro i pusher fuori zona: il processo

Se lo spacciatore di un altro quartiere prova a sconfinare rischia di rimetterci la pelle. Ne sanno qualcosa i due bersaglio di una pioggia di fuoco.
OPERAZIONE DRUG STABLE
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CATANIA. Quando uno spacciatore di un altro quartiere si permette il lusso di sconfinare a Librino, rischia di rimetterci la pelle. Ne sanno qualcosa i due ragazzi di 23 e 28 anni che nel maggio del 2019 entrarono con gli scooter in viale Moncada e si ritrovarono al centro di una pioggia di fuoco cavandosela, si fa per dire, grazie a una grossa dose di fortuna: entrambi furono colpiti di striscio. Uno fu ferito a un braccio, l’altro alla spalla.

Adesso è entrato nel vivo il processo di rito abbreviato che segue l’inchiesta “Drug Stable”, condotta dalla Polizia di Stato, che due anni fa riguardò nove persone: quell’organizzazione criminale, hanno scoperto i poliziotti, non poteva tollerare invasioni di campo perché smerciava 150 chili di marijuana al mese provenienti da un gruppo di narcos albanesi. E nel cuore di Catania, ancor di più in un quartiere popoloso come Librino, la concorrenza non può certo essere affidata al caso.

La sentenza, che sarebbe dovuta arrivare ieri dal Gup di Catania, è slittata al prossimo 9 gennaio, per gli imputati che hanno scelto il rito alternativo, tra cui figurano anche dei soggetti che erano ritenuti vicinissimi, in passato, al narcotrafficante dei Santapaola, Andrea Nizza.

Le accuse, contestate a vario titolo agli imputati – non tutti però hanno scelto di essere processati con il rito abbreviato – vanno dall’associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga alla detenzione ai fini di spaccio. Ci sono poi altri due giovani accusati di tentato omicidio, per aver cercato di uccidere gli scooteristi, ritenuti insomma gli esecutori materiali del tentato omicidio; e altri ancora che avrebbero custodito le armi utilizzate nel ferimento.

Nel corso delle indagini, vale la pena ricordarlo, gli investigatori avevano sequestrato tre pistole mitragliatrici, un fucile d’assalto, caricatori, munizioni, oltre ottomila euro in contanti, tra cui anche dei soldi falsi. Ed è emerso pure che il gruppo avrebbe rifornito alcune delle più grosse piazze di spaccio di Catania. Il conto, come detto, era pesantissimo: il gruppo sarebbe riuscito a distribuire qualcosa come 150 chilogrammi di marijuana al mese, parte dei quali sarebbe giunta nel capoluogo da trafficanti albanesi attivi in Puglia.


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