CATANIA – Per la Procura di Catania dalle indagini della guardia di finanza sarebbero “emerse diverse condotte ritenute estorsive a danno di imprenditori del settore e le pressioni intimidatorie esercitate nei confronti degli operatori economici riottosi, con la paventata possibilità di ricorrere a violente rappresaglie, anche per imporre le scelte imprenditoriali in merito alle imprese da escludere o da favorire, tra cui quella riconducibile di fatto a Orazio Scuto”.
È l’esito dell’operazione antimafia che ha portato nelle scorse ore all’arresto di 8 persone, mentre altri 12 indagati sono stati sottoposti a perquisizione.
Un provvedimento eseguito dal Giudice per le indagini preliminari che li ha ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso nonché delle condotte di estorsione, ricettazione, detenzione di armi, trasferimento fraudolento di valori e spaccio di sostanze stupefacenti, condotte tutte aggravate dal metodo mafioso o dal fine di agevolare il clan “Laudani” (c.d. “Mussi i ficurinia”).
Gli arrestati
Ivano Aleo, detto il “pugile” o “pitbull Nico”, nato a Catania classe 1983. Alessandro Settimo Bonaccorso, detto “u ponchio”, nato a Catania classe 1972. Antonino Di Pino, detto “u picciriddu”, nato ad Acireale classe 1997. Salvatore Faro, detto “Mantellina”, o “u scecco” o anche “u campagnolo”, nato a Catania classe 1976. Angelo Puglisi, detto “pitbull grande”, nato ad Acireale Bonaccorsi classe 1981. Orazio Sciuto, detto “Mafalda”, nato ad Acireale Catena classe 1957. Giuseppe Scuto, detto “Zio Pino”, nato a San Giovanni La Punta classe 1963. Orazio Salvatore Scuto, detto “u Vetraro” o “Papà”, nato ad Acireale Catena classe 1959.
Sequestrate due imprese
Eseguito anche, in attuazione del medesimo provvedimento, il sequestro preventivo di due imprese (una Sil e una ditta individuale). Con sede ad Aci Sant’ Antonio per un valore complessivo di 1 milione di euro e contestualmente sono stati notificati, nelle Province di Catania, Messina, Monza, Pavia, Prato e Reggio Calabria, gli avvisi di conclusione delle indagini a tutti i soggetti coinvolti.
La ricostruzione degli investigatori
A detta degli inquirenti, “sarebbero state raccolte plurime evidenze in merito alla sussistenza di un forte condizionamento del mercato degli agrumi insistente sul territorio di Acireale da parte di Orazio Scuto attraverso i suoi affiliati, esercitato ricorrendo a diversi strumenti di coartazione che avrebbero di fatto inibito la normale dinamica imprenditoriale, ostacolando e pregiudicando la libera concorrenza. Tra questi, sarebbero emersi a livello di gravità indiziaria:
l’imposizione a taluni imprenditori della stipula di contratti di “procacciamento d’affari” a favore del predetto sodalizio. A copertura di elargizioni economiche periodiche erogate tramite le società delle vittime. Si tratterebbe, in altri termini, di un tipico modus operandi volto a dare una copertura di liceità al pagamento da parte degli imprenditori di somme a favore di esponenti mafiosi e da questi pretese;
l’imposizione agli operatori economici delle aziende a cui affidarsi ovvero da escludere nell’ambito della filiera della produzione/trasformazione, trasporto e scarto di prodotti agrumicoli;
la richiesta da parte degli affiliati di somme di denaro a vario titolo per consentire agli imprenditori di rimanere sul mercato”.
L’inchiesta è stata denominata “Lumia”.
