Catania, mafia: Santapaola e le microspie - Live Sicilia

Mafia, all’officina del boss arriva un Santapaola

Le microspie registrano le lamentele e lo scontro per delle somme di denaro
BLITZ AGORÀ
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5 min di lettura

CATANIA – Gabriele Santapaola, figlio di Turi Colluccio e fratello di Francesco ex reggente di Cosa nostra fino al 2016, è finito in carcere nel blitz Agorà. Il suo nome, come anticipato da LiveSicilia, emerge nelle ultime inchieste di mafia. L’inchiesta, coordinata dai pm Marco Bisogni e Raffaella Vinciguerra e dal procuratore aggiunto Francesco Puleio, documenta il ruolo del giovane rampollo della famiglia Santapaola.

I mancati pagamenti

Le microspie nell’officina di Turi Rinaldi, millemachini, registrano la sua presenza il 27 giugno 2018. La visita non sarebbe stata però di cortesia. Santapaola jr, cugino di secondo grado del padrino Nitto, si lamenta con Luigi Ferrini (responsabile dei paesi) dei mancati pagamenti al fratello (recluso al 41bis) da parte di Michele Squillaci. Nel blitz Quota cento, infatti, i carabinieri hanno trovato una sorta di ‘libro mastro dei detenuti’. Prova che fosse il boss dei Nizza a dover provvedere al ‘mantenimento’ degli uomini d’onore.

“Io ci ho parlato con Michele… mi ha detto “Gabriele” dice “io a tuo fratello” dice “non lo posso toccare”… Minchia, appena me ne sono andato dopo cinque giorni hai fatto la cosa?”, sbraita. Sulla questione sarebbe intervenuto anche Mirko Casesa, oggi detenuto e genero di Salvatore Mazzaglia (detto ‘Nino Calcagno), ma senza ottenere risultati. Squillaci avrebbe assicurato uno stipendio di mille euro al boss, ma così non risulterebbe a Santapaola: “Dice “io a tuo fratello piglio mille euro al mese e glieli sto dando” io l’ho guardato in faccia… gli ho detto “Michele… vedi che mio fratello di queste situazioni soldi non ne prende… mio fratello prende millecinquecento euro lavorativi… mio fratello non è mai stato menzionato nello spaccio… perché lui dice “a me interessano quelli del lavoro, questi gestiteglieli agli altri”.. Però di giusta regola quel ragazzo… ingenuamente ha mandato tutti i mesi questi mille euro… arrivano al nipote di Saro (Lombardo, ndr)… io gli ho detto a Michele “devi farmi un favore” … “da questa lista tu… tu lo devi cancellare … tu non glieli devi mandare più a mio fratello”.

L’errore

Ci sarebbe stato un errore: perché i soldi per Francesco Colluccio Santapaola dovrebbero derivare dalle estorsioni e non dalla droga. L’errore sarebbe stato commesso da Saro Lombardo, vecchia guardia di Cosa nostra condannato più volte per mafia (Stella Polare, Ghost, Carthago) ma per motivi di salute sta scontando le sentenze ai domiciliari. Da qualche mese è a Catania, dopo un periodo fuori dalla Sicilia.

Il boss Turi Rinaldi interviene: “ma perché resta Ciccio senza soldi? Non può essere questo discorso…”. E incolpava Saro u Rossu di aver “combinato un macello” e gli avrebbe “fatto toccare i suoi”, cioè la quota riservata a Ciccio Santapaola. Squillaci si sarebbe giustificato: “Se io l’avessi saputo, non gli avrei toccato neanche un centesimo a Ciccio”.

Gabriele Santapaola avrebbe chiesto a Schillaci di eliminare dalla ‘carta’ degli stipendi con i proventi della droga “suo fratello” e anche “Vito Romeo”: “Noialtri siamo la Famiglia … Siamo Santapaola … se ci levano i soldi a noialtri… è finita la cosa”. Gabriele Santapaola ribadisce che il fratello ha diritto ad ottenere la percentuale derivante dalle estorsioni: “Come? Noialtri siamo la famiglia Santapaola e ci levano anche i soldi lavorativi?”

Il problema della riduzione degli stipendi per alcuni sarebbe derivata da un ammanco nelle casse dei Nizza (150 mila euro). E così per ripianare tutti avrebbero dovuto sacrificarsi. Gabriele ritiene corretto il modus operandi: “Non ti dico, sai, è giusto… la legge è uguale per tutti, dobbiamo togliere i soldi a tutti? Leviamo questo debito, capisci quello… leviamolo perché è giusto che lo dobbiamo togliere”. Ma non ritiene che in questo recupero debba esserci suo fratello visto che non è pagato con i soldi della droga.“però io che so che soldi della strada non ne prendo e mi devono togliere quelli miei lavorativi, ‘mbare, io mi sento toccato… sto sbagliando?”.

Il ruolo di Rinaldi

Anche in questo caso emerge il ruolo di ‘peso’ di Rinaldi. Gabriele Santapaola chiede di fargli da garante: “Turi, quanto voglio bene a te… tu sai che l’unica persona da cui vengo è qua, capisci cosa voglio… non mi fido di nessuno, Turi…”. Rinaldi assicura di intervenire: “Ora io… come lo vediamo, anzi si deve andare a verificare su quelle cose, in base alla discussione che c’è stata qua”. Ma si lascia andare a una lamentela: “C’è chi sta mangiando assai e chi non dovrebbe”. La questione dello stipendio di Ciccio Santapaola diventa sintomatica di un problema diffuso. Le lamentele a Schillaci arrivano anche dai parenti di Vito Romeo. Qualcuno avanza l’ipotesi che Saro Lombardo lo abbia fatto apposta a farlo sbagliare: “L’ha messo come capo famiglia… secondo me lo volevano fare ammazzare…”.

Quando Silvio Corra, oggi pentito, esce dal carcere si fa portavoce delle accuse dei detenuti da Schillaci. La risposta è piccata: “E io gli sto dicendo “a posto, Silvio, lasciale stare queste discussioni… quelli in galera, se sono in galera non possono parlare”. E aggiunge: e per i “Nizza, devi fare riferimento a me perché Nizza sono io”. Anche se Corra dice che avrebbe messo lui mani agli affari dietro ordine di Francesco Santapaola in persona.

Squillaci messo alle strette spiega perché i tagli. Ritiene infatti i Santapaoliani responsabili dell’ammanco. “Io ho dovuto dare i soldi a… e ho preso cinquecento euro da Saro (Lombardo)… i cinquecento euro da Marcello (Magrì) che ne prendono assai, cinquecento da Vito (Romeo), cinquecento da Ciccio (Santapaola)… i capoccia, ‘mbare, quelli che si sono permessi di lasciare centocinquantamila euro di danni”. E sentenzia: “Io non sono in difetto con nessuno”.

E alla fine spiega: “Ciccio, Vito, Marcello sono messi nella carta della famiglia Nizza… ma non per le estorsioni… per le piazze che ha, per la droga; (…) io ho la carta, ma delle piazze, [perché] la droga a Catania è nostra … Santapaola è il cemento, la strada, il brecciolino, tutto quello che appartiene alle estorsioni”.


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