Vertenza Micron, cronaca| di una morte annunciata - Live Sicilia

Vertenza Micron, cronaca| di una morte annunciata

Si è svolto oggi nella zona industriale di Catania il corteo organizzato per contrastare la decisione dell'azienda a licenziare 128 dipendenti nella sede dell'Etna Valley. “Ce lo aspettavamo da tempo - dichiara un lavoratore - notavamo un disinteresse dell’azienda nei nostri confronti”.

 

CATANIA –  Micron: lavoratori in corteo fino alla Stm. C’è tanto di simbolico nel percorso dei dipendenti, una cronaca puntuale dei passaggi che hanno portato ai 128 licenziamenti di questi giorni. “Ci stiamo dirigendo verso la St che riteniamo responsabile di tutto quello che è accaduto”, tuona Cristina una delle ex dipendenti di Stm, prima della cessione di ramo d’azienda. “La casa madre a suo tempo (quando avvenne la cessione) attraverso ripetuti proclami, si vantava della bontà dell’operazione finanziaria, dandoci le necessarie garanzie per il mantenimento del futuro posto di lavoro. Tutto questo, ahimè. Non è accaduto”. Cristina si riferisce alla nascita e alla rapida fine di Numonyx e società acquistata nel 2010 da Micron.

Con la multinazionale americana non è andata meglio, anzi. Pochi mesi fa il colosso statunitense ha dichiarato un taglio del 5% sulla forza lavoro a livello mondiale, che in Italia ha significato una mannaia del 40% dei dipendenti. A Catania su un organico di 324 unità, 128 hanno ricevuto una lettera di licenziamento. “Una mattanza”, come suggerisce Cristina. Oltre al danno, la beffa. Infatti Micron non è affatto in perdita, anzi è un’azienda che gode di ottima salute che ha chiuso il 2013 in bellezza con un “+60%. Un evento che il colosso ha festeggiato con i dipendenti che si sono visti regalare “100 stock option”. Peccato che parallelamente alle azioni, molti dipendenti si siano visti recapitare una lettera di licenziamento.

Uno degli striscioni di protesta

Tutto è avvenuto nel giro di una decina di giorni, ma i campanelli d’allarme erano evidenti. “Era la cronaca di una morte annunciata”, dice Cristina che al collo ha un cartello dove c’è scritta una parola chiara e inequivocabile: “esubero”. I lavoratori raccontano di numerosi viaggi di formazione negli Usa finalizzati a trasferire know-how ai colleghi stranieri, a fronte di una progressiva sottrazione di lavoro e mansioni agli stabilimenti italiani. “Ce lo aspettavamo da tempo, notavamo un disinteresse dell’azienda nei nostri confronti”, conferma Massimo che non nasconde i suoi timori. “La nostra paura è che seguiranno altri licenziamenti e chiuda l’intero stabilimento; Non vediamo segnali di impegno da parte dell’azienda”. Il corteo è composto e nutrito di presenza. Ci sono tanto cartelli che denunciano una filosofia aziendale, che i lavoratori non esitano a definire “rapace”: “Avete acquistato persone non solo prodotti, brevetti e clienti”. “Stay focused. Be fired” si legge in un altro striscione che richiama le parole di un dirigente statunitense, che ha visitato lo stabilimento dopo i licenziamenti per spronare gli altri dipendenti da andare avanti.

Durante il tragitto i lavoratori cantano “Bella Ciao” per continuare a “resistere” pur sentendosi soli. “Dov’è Rosario Crocetta?” dice una lavoratrice, “La Regione ci ha abbandonati” le fa eco un altro manifestante. “Finché lo Stato permetterà alle aziende di colonizzare e andare via l’emorragia non cesserà mai”, dice un altro dipendente. Oggi si scrive ancora una pagina della stessa storia che accomuna centinaia di miglia di lavoratori nel nostro Paese. Ma in contrapposizione di un gioco al ribasso che determina un processo di macelleria sociale, che sembra inarrestabile, trova spazio una mai scontata solidarietà tra i lavoratori. Lo dimostra la partecipazione allo sciopero dei dipendenti di Stm che hanno atteso il corteo davanti ai cancelli della loro azienda per offrire un abbraccio ideale ai colleghi di Micron.


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