CATANIA – Morire per mancanza di posti letto ospedalieri. La piccola Nicole, per una complicanza respiratoria, è stata costretta a una lunga agonia a bordo di un’ambulanza privata, impegnata in una rocambolesca gimkana tra i centri di eccellenza etnei, tutti, rigorosamente, “pieni”. Ospedaloni dai nomi roboanti che al momento della chiamata, in stato di emergenza, hanno semplicemente e burocraticamente allargato le braccia. Prendiamo il ‘Garibaldi’, centro di eccellenza pediatrico, simbolo della Sicilia orientale negli interventi di emergenza neonatale. I posti dell’unità di trattamento intensivo sono dieci, un record a guardare i quattro posti del ‘Santo Bambino’, accorpato al ‘Vittorio Emanuele’. Complessivamente l’emergenza pediatrica catanese può contare su circa 20 posti letto, Cannizzaro compreso, ma nella gestione delle complicazioni che hanno ucciso la piccola Nicole è entrato in ballo un mix micidiale di burocrazia e, sembrerebbe, scaricabarile.
LA CASA DI CURA – Nicole è nata in una clinica privata, la ‘Gibiino’ di Catania, gettonatissima, ma, a quanto pare, non attrezzata per fronteggiare un’emergenza come quella sorta durante il parto di Nicole. I vertici della clinica hanno comunicato che “al momento della nascita la piccola presentava condizioni di salute critiche che richiedevano la rianimazione neonatale immediata e il trasferimento in un’unità di terapia intensiva neonatale, una volta stabilizzati i parametri”. E’ questo uno dei passaggi chiave della tragedia: la stabilizzazione dei parametri della bambina, ovvero “tutte le procedure necessarie a supportare le funzioni vitali di base”, spiega la clinica Gibiino in vista del trasferimento verso Ragusa. Questa stabilizzazione sarebbe avvenuta, secondo la clinica, prima di accendere il motore dell’ambulanza. Diversamente, bisognerebbe pensare all’ambulanza che corre tra un ospedale e l’altro con a bordo una neonata in gravi condizioni, mentre, attaccati al telefono, 118 e casa di cura cercano posto.
I POSTI LETTO – Una volta scoperto, dopo il parto, che la piccola era affetta da difficoltà respiratorie è iniziata la corsa, disperata, per trovare un posto in ospedale. “Solo dopo numerosi e vani tentativi – hanno spiegato dalla Gibiino – in seguito a svariate e reiterate richieste rivolte al 118, preso atto che l’unica Utin disponibile era l’ospedale di Ragusa, con un’ambulanza attrezzata privata si è trasferita la neonata”. Dal momento della nascita a quello del decesso sarebbero trascorse ben tre ore, un tempo infinito considerando i progressi della scienza e l’esistenza, anche in Sicilia, dell’elisoccorso.
LA CORSA – Il trasporto della piccola Nicole è stato affidato a un’ambulanza privata mentre la casa di cura Gibiino e il 118 cercavano un posto disponibile in tutta la Sicilia orientale. Clinica e 118 devono essersi divisi gli ospedali da contattare. A chiamare il Santo Bambino – racconta il commissario Giampiero Bonaccorsi a Livesicilia – non è stato il 118, ma la casa di cura. “La clinica Gibiino – spiega Bonaccorsi – chiedeva un posto letto per un neonato in precarie condizioni, abbiamo riferito che non c’erano posti letto in terapia intensiva. Nei quattro posti letto disponibili c’erano cinque bambini in condizioni precarie, due dei quali sono peggiorati durante la notte”. Al ‘Garibaldi’, nel reparto di sub-intensiva, cioè quello riservato ai casi meno gravi, “negli otto posti letto disponibili -spiega a Livesicilia il manager Giorgio Santonocito- c’erano quattordici bambini ricoverati, i dieci posti dell’intensiva erano tutti occupati”.
LA STABILIZZAZIONE – Santonocito sostiene che la casa di cura Gibiino non avrebbe chiesto, al ‘Garibaldi’, “la stabilizzazione del paziente, in altri casi il neonato, prima di essere trasferito, viene stabilizzato dai nostri tecnici e noi abbiamo una struttura assolutamente d’elite, ben 12 medici in grado di far fronte a queste emergenze”. Quindi, anche senza posto disponibile, la piccola Nicole poteva essere stabilizzata in ospedale, ma la clinica Gibiino sostiene che era stata già stabilizzata. E’ questo uno dei nodi che devono sciogliere gli inquirenti, cioè stabilire se la bambina era in condizioni di poter affrontare non un semplice viaggio, ma una vera e propria “traversata” di strade dissestate e a singolo senso di marcia, come quelle che separano Catania da Ragusa. Resta sullo sfondo la tragica assurdità del morire, per mancanza di posti letto.