Catania, passa la Nato e resta la crisi - Live Sicilia

Catania, passa la Nato e resta la crisi

La città è stata sotto i riflettori internazionali per due giorni. Che non hanno fatto dimenticare ai catanesi la profonda sofferenza cui sembrano condannati.

La riflessione
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CATANIA – Catania capitale internazionale. Catania centro del Mediterraneo. Certo, solo per due giorni. Ma è innegabile che l’assemblea Nato organizzata nella città etnea le abbia conferito lustro e visibilità. E portato soldi nelle casse di alcuni operatori turistici, e non solo. Ma una domanda aleggia nell’aria in questi giorni. Se ne sentiva davvero il bisogno? È un’intera città, o quasi, che se lo chiede. Non che una vetrina internazionale non faccia piacere a chiunque. Difficile immaginare un amministratore non gongolare al solo pensiero di finire su tutti i telegiornali nazionali e non, mostrando una città tirata a lucido per l’occasione. Un peccatuccio di vanità perdonabile, per carità, ma che è sembrato a molti poco opportuno in questo momento storico.

Non vogliamo sostenere che non sia stata utile, e non solo a puntare i riflettori su Catania, ma anche ad affrontare a livello europeo e mondiale un’emergenza che, per quanto internazionale, negli ultimi anni ha riguardato solo l’Italia, la Sicilia e Catania in particolare. Tutt’altro. L’averla organizzata in occasione dell’anniversario della tragedia passata agli annali come “Strage di Lampedusa”, è stato sicuramente un importante segnale. Ma non tutti i catanesi sono in grado di leggere questi segnali. Non per ignoranza, non per indolenza, ma perché affannati alla ricerca di altro. A trovare un lavoro, risorse, pagare l’affitto, sfamare la famiglia.

La città soffre. Non solo per la crisi che, sicuramente, tutto ha acuito. Catania è nel degrado puro, con le vie del centro storico invase da mendicanti, con le zone “bene” della città trasformate in dormitorio, con i commercianti – regolari – che lamentano un calo dei consumi senza precedenti e quelli irregolari che tentano di sbarcare il lunario e sono costretti a fare i conti con il desiderio di legalità che, da parte degli amministratori, sembra però rimanere sulla superficie delle cose.

I recenti episodi di cronaca nera, il lutto cittadino proclamato per domani, la mobilitazione – forse tardiva? – dei sindacati che, di fronte alla sofferenza “eclatante” dei catanesi, non hanno perso tempo per alzare la voce e chiedere interventi concreti a favore dell’occupazione. Tutto questo sembra stridere con l’assemblea Nato che molti hanno visto solo come “passerella” mediatica. Con i soldi spesi per ospitarla – perché, checché se ne dica, di soldi ne sono stati spesi – con la pulizia straordinaria del centro storico (la via Crociferi, patrimonio Unesco, pulita e liberata come mai prima), con il banchetto allestito nel cortile di Palazzo degli Elefanti.

Certamente, la riunione ospitata da Catania è stata importante. Sicuramente per affrontare il fenomeno immigrazione, per trovare una strategia comune. Ma i risultati, se ce ne saranno, si vedranno nel tempo. E non è detto che la città li riconoscerà. Quello che i catanesi hanno visto è stata l’ennesima riunione dei “potenti”, le foto istituzionali, i banchetti e gli elicotteri per la sicurezza. E un’amministrazione che, per l’occasione, riaccende addirittura una fontana dei Malavoglia che molti, nella vita, non hanno mai visto in funzione.

E l’ennesima, vetrina internazionale che ha fatto di Catania il centro della politica mondiale per un week end. Un fine settimana in cui tutto è stato messo in stand by: la crisi, la fame di alloggi, la disperazione. Due giorni di pausa dalla realtà che, però, è tornata prepotentemente, come a dire ai catanesi: “Sveglia. Stavamo scherzando. Questa è la vostra città”.

Oggi, quando dell’assemblea Nato è rimasto solo l’eco – visibile in qualche muro pulito in più – la città si ritrova, nuovamente, in crisi.

 


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