Catania, i pentiti incastrano l'organizzazione: "Ecco chi comanda"

I pentiti incastrano l’organizzazione: “Ecco chi comanda e tutti i nomi”

Le dichiarazioni dei collaboratori e una lunga scia di arresti

CATANIA – Librino è un quartiere catanese con 70 mila abitanti, al suo interno ci sono alcune tra le principali piazze di spaccio della Sicilia. E fino a prima del blitz della Procura di Catania, c’era un gruppo mafioso di peso, quello della famiglia Livoti, con nomi che scottano degli affiliati ai Santapaola. I pentiti hanno inferto un nuovo colpo alla mafia del quartiere in cui regnano i signori della droga, tra fiumi di soldi e forti tensioni. Agli atti dell’operazione Sottosopra coordinata dai Pm Ignazio Fonzo e Giuseppe Sturiale, ci sono le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e la mappa del clan.

La mappa del clan

Da “capo e promotore” di una piazza di spaccio di Librino, a collaboratore di giustizia. Il nome di Filippo Scordino conta molto tra i palazzoni del quartiere catanese. Le sue parole sono state ritenute credibili e si è rivelato uno dei principali accusatori della famiglia Livoti, detti ‘Vampiro’, cugini di Lorenzo Saitta ‘Scheletro’, che gestivano una piazza di spaccio di cocaina e crack. Il pentito riconosce in foto Federico Livoti, che “spacciava per il gruppo dei ‘Nani’ al Villaggio Sant’Agata, da cui poi si era affrancato avvicinandosi al fratello Santo Livoti, che lavorava per Salvuccio Scheletro“. Si tratta proprio dell’esponente dei Santapaola di San Cocimo, noto per aver creato una sorta di fortino, con telecamere e porte blindate per spacciare. Il collaboratore rivela anche che sotto i portici del viale Nitta era operativa la piazza di spaccio gestita da Antony Spampinato.

I verbali che scottano

“Riconosco Tony Trentuno, genero di Lorenzo Saitta e reggente del suo gruppo. Si occupava di tutte le attività, tra cui gli stipendi e il traffico di stupefacenti”. Nero su bianco, il pentito Salvatore Scavone, detto ‘Pappagone’, confida agli inquirenti della procura etnea i segreti dell’organizzazione che macina soldi gestendo importanti piazze di spaccio a Librino, ma non solo. Scavone è stato un affiliato ai Nizza, poi divenuto il responsabile del gruppo. Lunghissima la scia degli arresti nel viale Nitta 12 a partire da quello di Francesco Di Benedetto, che consegnava cocaina in una sala Bingo, Antonino Capizzi, con 100 grammi di cocaina, Salvatore Patanè nel 2022 con 60 dosi di marijuana nel cofano di una Mercedes abbandonata. E ancora, Agatino Luciano Famà, con 81 dosi di marijuana e 230 grammi di sostanza a casa, Josè Gioia per detenzione e spaccio, Salvatore Zerbo con la cocaina in tasta e i contanti, Angelo Pantò al viale Nitta con la marijuana occultata, Federico Livoti con quasi 2mila euro cash in un appartamento del viale Nitta, Agatino Di Marco con 600 grammi di Marijuana, Santo Palazzo e Domenico Scafaria con un chilo di marijuana, Anthony Spampinato con droga e denaro, oltre a un cartello con tutti i prezzi “per il pubblico”

L’ergastolano

Tony Trentuno è stato per un periodo latitante, arrestato sulla Salerno – Reggio Calabria dopo l’operazione Quadrilatero.

Per incastrarlo è stato necessario che scendesse in campo il servizio di cooperazione internazionale, che lo ha tallonato tra l’Albania e la Grecia. Quando lo hanno fermato, Trentuno aveva in mano un documento falso. Condannato all’ergastolo, Trentuno è legato agli Zuccaro, Maurizio altro ergastolano e alla sorella Concetta.

I fiancheggiatori

Il collaboratore Scavone fa i nomi anche delle persone di fiducia di Trentuno: “Corin Musumeci, Massimo ‘A tatta’, ‘U salaru’, il fratello piccolo di nome forse Rosario, Melo Livoti e altri ragazzi“. Si tratta del gruppo che ha la roccaforte a San Cocimo, dove il traffico di droga è una questione di famiglia. “Anche la moglie – svela il collaboratore – la suocera e la nonna della moglie collaborano nell’attività illecita, di fatto gestendo dietro le quinte le attività illecite”.

Le foto e gli omissis

Il collaboratore parla anche dei summit che avvenivano per parlare di droga “o per altri affari dei gruppi mafiosi”. Altro nome che scotta è quello di Carmelo Livoti, “uomo di stretta fiducia di Trentuno, inserito nel traffico di stupefacenti”.

Ma gli inquirenti hanno omissato ben 20 fotografie, segno che l’inchiesta potrebbe presto portare a nuovi sviluppi.


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