Presti: "Mi hanno lasciato solo ma a Librino ce la faremo"

Presti: “Mi hanno lasciato solo ma a Librino ce la faremo”

Un'opera epica per Librino che coinvolge migliaia di giovanissimi e residenti. Ma adesso è necessaria una svolta. L'appello.

CATANIA. “Sarà un’opera epica. Che condurrà Librino e la sua gente verso la Storia”. Impossibile arginare un fiume in piena come Antonio Presti.
Sebbene emerga sempre la voglia di etichettarlo con marchi del tipo “artista” o “mecenate” forse mai come oggi appare più corretto parlare di Antonio Presti come di un uomo “orgoglioso e orgoglio di Librino”.

Del resto “l’opera epica” della quale parla a LiveSicilia non è “solo” un’opera.Grazie al benestare del Commissario Portoghese, che ringrazio, potremo intervenire per il restauro della Porta della Bellezza; per la continuazione del Muro della Ceramica, per la realizzazione della Nuova Porta della Conoscenza e la Nuova Porta delle Farfalle; il rivestimento dei tre sottopassi; la realizzazione del Nuovo Cantico delle Creature e la collocazione di una scultura dal nome “Cavallo Alato” nell’aiuola del parcheggio di viale Bummacaro”.

Ma in tutto questo raccontare, spiegare, sognare quello che verrà, Antonio Presti si è fatto avanti da solo. Meglio, assieme ai tanti ragazzi, alla moltitudine di famiglie, alle scuole che hanno dimostrato di credere nella forza espressiva di un quartiere migliorato attraverso il messaggio dell’arte. 

Eppure, come detto, si finisce inevitabilmente col restare da soli. Che sentimenti prova Antonio Presti, in questo contesto?

Con il quartiere ed i ragazzi di Librino provo solo una gioia immensa. Un grande rispetto ed un grande amore. Una comunità che devo solo ringraziare: nella vita, anche se questa contemporaneità è un po’ ad uso e consumo dell’apparire e di apparenze, la coerenza paga sempre. Paga l’onestà. Paga la devozione.
E lo sperimento anche nella solitudine che sto vivendo
”.

Fa un certo effetto sentire pronunciare queste parole.

Rafforzo il concetto. Paga la coerenza, portata avanti in questi quindici anzi vent’anni, rispetto ad un luogo come Librino. Siamo partiti tra mille titubanze ed oggi quindici mila persone tengono fede ad un impegno che tutti noi abbiamo preso con noi stessi e con il quartiere: non abbiamo cercato soldi, non abbiamo cercato voti. Io stesso sono un umile operaio che vuole mettersi al servizio di una comunità come quella di Librino”.

Il chè non dev’essere certo semplice. 

Non lo è. Ma non lo è anche perchè non c’è più il senso civile. Il bene comune e il Terzo settore dipendono dai soldi che ci sono o meno.
E, allora, certo: Antonio Presti è stato lasciato solo ma assieme alla sua gente è ancora più determinato di prima
”.

Del resto, siamo abituati da sempre all’immagine di un Antonio Presti perennemente battagliero.

E lo sarà sempre. Oggi, quello che è grave è che non c’è più ciò che poco tempo fa aveva un valore etico: l’impegno civile, il volontariato, la rinuncia come valore di guadagno.
Quando non scegliamo l’apparire ma scegliamo l’essere, si manifesta sempre un qualcosa alla quale devi rinunciare: quella rinuncia è il guadagno per tutta la vita. Ma oggi tutto questo non c’è più. E, sinceramente, non pensavo di poter fare tutto questo con una società civile assente e latitante
”.

Ritorna il concetto della solitudine.

Un progetto di questa portata avrebbe dovuto avere in tutte le istituzioni un supporto del cuore, dell’anima. Oltreché certamente anche economico.
Le uniche istituzioni che hanno risposto in modo convinto sono state quelle scolastiche. Hanno aderito in pieno i Licei artistici della Sicilia e le scuole del quartiere”.

Probabilmente sarebbe auspicabile un partenariato con le forze imprenditoriali. 

Il mio appello va agli imprenditori. Riuscire a creare un gruppo di “Amici di Librino” che vada ben oltre la Fondazione “Fiumara d’Arte”. Un gruppo che coinvolga le banche, le industrie, le aziende potrebbe essere in grado di coniugare la parola futuro con un Progetto che va ben oltre Antonio Presti: questo è un progetto di speranza. Per il quartiere e per la città. Agli imprenditori di Catania chiedo di mettere “un pò più di cuore”.

E’ un messaggio eloquente.

Non si può venire a Librino solo per prendere. Prendere appalti, prendere voti, prendere droga: ma Librino non è un sacco della differenziata. Librino vuole restituito cuore”. 

Quanto “cuore” riscontra nelle nuove generazioni?

Quando si sceglie di educare intere generazioni a “non fare” ma “a chiedere”, allora ecco che oggi diventa drammatica la questione del Reddito di cittadinanza che altro non è che uno strumento politico. Il danno che viene fatto oggi è enorme. Perchè è lo Stato italiano che sta educando a questo modo. Questo è uno Stato di schiavitù. Io non vorrei mai un popolo che per essere libero chiede il Reddito: io voglio un popolo libero che vuole lavorare.
Stiamo educando intere generazioni a non riconoscere il valore del sacrificio abituandole solo a chiedere”
.

Torniamo all’epicità del progetto.

Voglio ringraziare il Commissario del comune di Catania, persona nella quale ho trovato un valido interlocutore istituzionale.
La necessità primaria di questo quartiere è la bellezza. In questi luoghi non hai bisogno di un esercito di poliziotti: hai bisogno di un esercito di insegnanti. Di poeti e di artisti. E’ questa sì è una risposta politica con la P maiuscola. Una politica che non cerca voti ma cerca devoti per restituire a Librino l’orgoglio di essere abitante di questo territorio
”.


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