CATANIA – La dinamica dell’incendio era subito apparsa parecchio contraddittoria. Oggi si è arrivati al provvedimento che ha portato in carcere due persone mentre per una terza è stato disposto l’obbligo di dimora nel Comune di residenza.
Le indagini
A distanza di poco meno di due mesi, le indagini condotte dalla Questura – nello specifico dalla Squadra Mobile – hanno permesso di ricostruire la dinamica portò al rogo che la notte dello scorso 2 aprile aveva interessato un noto bar (inattivo da qualche tempo) del lungomare di Ognina.
Nella circostanza, le fiamme avevano interessato anche lo stabile nel quale era allocato l’esercizio commerciale tanto da dover richiedere la momentanea evacuazione della palazzina.
I provvedimenti
Le misure di custodia cautelare riguardano un 39enne, un 42enne (titolare del bar) ed un 40enne. La ricostruzione dei fatti operata dagli inquirenti si era subito concentrata sul 40enne ed il 42enne che, rimasti coinvolti nel rogo, per la gravità delle ustioni e delle lesioni riportate si erano recati in due differenti ospedali: al Cannizzaro e al San Marco.
Allo stesso tempo, gli agenti della Mobile hanno accertato che già nel novembre dello scorso anno si era sviluppato un medesimo incendio sviluppatosi per ragioni, allora, rimaste non chiarite.
I filmati
Dalla Questura etnea spiegano che “l’acquisizione e successiva analisi dei filmati dei sistemi di videosorveglianza della zona e le testimonianze delle persone presenti al momento dell’esplosione hanno poi suffragato il quadro indiziario, permettendo di delineare i ruoli ed il contributo attribuibili ai due indagati.
E segnatamente per quanto concerne il 42enne, il ruolo di colui che quella notte avrebbe acquistato un quantitativo di benzina presso un rifornimento sito nei pressi della propria abitazione e che poi si sarebbe incontrato con il 40enne e che successivamente si sarebbe con esso recato presso il luogo teatro dell’evento al fine di innescare l’incendio.
Appiccato utilizzando delle bottigliette molotov artigianalmente create, così determinando una esplosione di potenza tale da comportare il ferimento degli stessi indagati e idonea a compromettere la stabilità dell’edificio oltre che a distruggere gli arredi e a mandare in frantumi le vetrate”.
All’interno dell’autovettura del 42enne, sono stati rinvenuti due imbuti, un rotolone di carta per asciugare, frammenti di guanti in lattice, lo scontrino del distributore di carburante ed un detergente per tessuti.
“Microspie in ospedale”
Quanto al ruolo nella vicenda del 39enne, ausiliario alle dipendenze di una ditta incaricata dei servizi di pulizia dell’ospedale presso il quale veniva ricoverato il 42enne, avrebbe avvisato la vittima, della presenza di microspie all’interno del reparto di degenza.