Scatta la guerra fredda nel Pdl - Live Sicilia

Scatta la guerra fredda nel Pdl

Due distinte anime all'interno del Pdl etneo: due placche tettoniche in pericoloso contatto. Ecco chi sta con chi.

CATANIA. Mal di pancia all’interno del Pdl etneo. E, almeno per una volta, i borbottii non sono dovuti al rimbalzo di responsabilità susseguito all’indomani della debacle dell’ultima ed ancora recente tornata per le amministrative. Questa volta la questione è certamente più seria e se vogliamo anche più articolata nella sostanza. Senza volerci girare troppo attorno, il partito dei più o meno berluscones, ovvero il Pdl, alle falde dell’Etna è un calderone frastagliato da diverse anime ed agli ordini di una miriade di colonnelli la maggior parte dei quali senza gradi. Nelle scorse settimane e, soprattutto, nelle ultime ore con l’acuirsi della quasi crisi alla Regione hanno preso ufficialmente forma le due distinte placche tettoniche venute a contatto all’interno del Pdl. Da una parte chi ha una visione ecumenica del momento politico scaturita all’indomani del pieno sostegno al governo Letta ed al feroce scontro con il leader maximo, Berlusconi: corrente della quale fanno parte, tanto per citarne alcuni, il sottosegretario e coordinatore regionale del partito Giuseppe Castiglione, il capogruppo all’Ars Nino D’Asero, il sindaco di Bronte Pino Firrarello, il senatore Salvo Torrisi. Una linea che oggi non disdegnerebbe un’applicazione della teoria delle larghe intese anche all’Ars sulla scia di quanto si sperimenta a Roma.

Ma sul fronte opposto, c’è anche chi liquida senza mezzi termini una proposta del genere. Ed è per l’appunto l’altra parte del Pdl: quella che a sentire parlare Angelino Alfano di “costituzione del grande centro” sbalza dalla seggiola e che è costituita dal coordinatore provinciale del partito Basilio Catanoso, dal senatore Vincenzo Gibiino, dai deputati regionali Salvo Pogliese e Marco Falcone. Insomma, alla fine, tra cotanta dialettica in corso sinora tra le aule più o meno istituzionali della politica l’ipotesi tutt’altro che inverosimile di una scissione nel centrodestra, a Catania porterebbe gli “ecumenici” da una parte e gli “oltranzisti” dall’altra. Altro che falchi e colombe.

Del resto, sempre a Catania, nel centrodestra non si muove foglia da tempo. La sua rifondazione, perchè di rifondazione si deve parlare, resta vincolata al clima di incertezza. Che ne sarà del Pdl, a Catania come altrove, dipende anche se non soprattutto dal destino del governo nazionale. Si resta nel limbo in attesa di un segnale. “La nostra scelta è stata chiara: sosteniamo il governo e questa scelta l’abbiamo fatta per puntare all’unità del partito. All’unità del Pdl – spiega Giuseppe Castiglione -. A Catania ripartiamo da dove siamo: cioè all’opposizione”. “Il dibattito di questi giorni – gli fa eco Salvo Pogliese – finalmente dimostra che non siamo più un partito di plastica. E le correnti, all’interno del dibattito, possono essere d’aiuto: personalmente, mi auguro che non si celebri alcuna scissione. Tuttavia, stiamo a vedere cosa succede”. Vicino all’area di Maurizio Gasparri (rimasto fedele al Cavaliere) c’è, poi, il primo cittadino uscente del capoluogo etneo Raffaele Stancanelli.

A conti fatti, il risiko nel Pdl etneo è solo all’inizio. E questa volta non è una questione di armate a disposizione (alias di pacchetti di voti da potere esibire al tavolo delle trattative): mai come oggi è, invece, una questione di obiettivi. Ed allora, qual è quello del Pdl catanese?


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