Catania: le incognite del rimpasto nella giunta Trantino

Catania, la scelta di Barresi e Parisi: le incognite del rimpasto in giunta

A breve si attendono le mosse del sindaco Trantino
PALAZZO DEGLI ELEFANTI
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CATANIA – “Credo sia davvero necessaria un’ampia riflessione se, a fronte di un partito che ci rende orgogliosi a livello nazionale, alle nostre latitudini invece continuino a registrarsi difficoltà su cui la classe dirigente locale dello stesso partito deve dimostrare la capacità di dare risposte e trovare soluzioni”.

Il dibattito dentro Fratelli d’Italia

Sono le parole che il sindaco di Gravina di Catania, Massimiliano Giammusso, ha messo in rete commentando la notizia dell’addio al partito di Giorgia Meloni e l’approdo in Lega dei due consiglieri di Palazzo degli Elefanti Andrea Barresi e Paola Parisi. Due uscite di peso, in senso letterale, che suscitano inquietudine tra i meloniani. Nell’elezioni amministrative del 2023, infatti, i due erano arrivati rispettivamente secondo e terza nella lista di Fratelli d’Italia, partito che ha espresso il sindaco e raccolto il 17% delle preferenze.

Entrambi ritenuti finora vicini all’area politica che fa capo al senatore nonché ex primo cittadino Salvo Pogliese, sono approdati al Carroccio sollevando accuse verso la sezione locale di FdI: “il partito è chiuso in logiche correntizie che privano le decisioni della necessaria collegialità”, hanno dichiarato.  

La fase due dell’amministrazione Trantino

Non mancano, infatti, le tensioni dentro e fuori il partito per il mancato avvio della fase due dell’amministrazione targata Enrico Trantino. E quindi del primo vero rimpasto di giunta, che in zona FdI vorrebbero maggiormente rappresentativo degli equilibri venuti fuori con il voto del 2023. Non è soltanto questione di voti – a quanto si apprende – ma di profili. Perché in corso Sicilia (sede storica della Fiamma) vorrebbero in giunta personalità meno tecniche rispetto a quelle che compongono l’attuale pattuglia di governo.

Secondo i boatos, il dossier del rimpasto dovrebbe essere sciolto a breve. I bene informati fanno sapere, però, che la quadra è stata raggiunta soltanto in parte. Il vicesindaco e assessore all’Urbanistica, l’accademico Paolo La Greca, sarebbe pronto a rimettere l’incarico, lasciando in eredità le pedonalizzazioni di piazza Mazzini e dell’area del Castello Ursino. Pronto a entrare in giunta c’è Daniele Bottino (FdI), consigliere comunale che ha presieduto la prima seduta della consiliatura perché risultato il più votato in assoluto dai catanesi. Non sono ancora chiare le deleghe che il sindaco gli vorrà attribuire.

Il versante autonomista

C’è ancora da riempire la casella lasciata vuota da Alessandro Porto, che ha optato per l’Assemblea regionale siciliana subentrando al deputato autonomista Giuseppe Castiglione. Nel frattempo, però, Porto è transitato nel gruppo di FdI a Palazzo d’Orleans. Problema non da poco. Il Movimento per l’Autonomia, infatti, rivendica per sé l’assessorato e non sente ragioni.

Il nome da spendere è quello di Carmelo Coppolino, medico ortopedico ed ex consigliere comunale che negli ultimi anni ha preferito puntare sulla professione. I lombardiani starebbero puntando anche a una seconda manovra: la staffetta ai Servizi sociali tra Bruno Brucchieri e la consigliera comunale, nonché ex presidente della Multiservizi, Serena Spoto.

La questione interna ai meloniani

Ma la questione decisiva resta da giocare, ancora una volta, nel campo di FdI. Perché l’ala che fa capo al sindaco di Gravina (e quindi a Pogliese) vorrebbe l’ingresso in giunta di Luca Sangiorgio, il coordinatore cittadino di FdI. Una figura ritenuta più che politica, titolare di una la lunga militanza nella destra universitaria. E la questione si complica parecchio.

Gli spazi di manovra sono oggettivamente pochi e si rischia di tanto. Perché a dovere fare il passo indietro potrebbe essere Sergio Parisi, assessore ai Lavori Pubblici proveniente dal mondo dello sport e particolarmente apprezzato dal sindaco Trantino e non solo. Anche Parisi è ritenuto vicino a Pogliese e di lui è stato assessore. E lo è stato anche di Raffaele Stancanelli. Anche per questo i più intimi lo chiamano “l’highlander”. Un appellativo che – da quanto verificato – avrebbe strappato il sorriso anche al diretto interessato. La questione, intanto, resta aperta.


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