PALERMO – Il progetto sta per prendere forma: oggi l’invio della manifestazione d’interesse dei lavoratori per la costituzione della cooperativa, subito dopo partirà il confronto con i tecnici e gli amministratori giudiziari. Dopo un lungo lavoro di mesi e un piano di assemblee condotte dalla Fillea Cgil Palermo con i circa 80 lavoratori del gruppo Buttitta, si delinea un futuro diverso per le cave confiscate definitivamente alla mafia con sentenza del giugno 2021.
Le quattro cave sono la “Giardinello” di Trabia, la “Consona” di Bagheria, la “Valle Rena” tra Altofonte e Piana e la “Casachella” di Bolognetta, sequestrate nel 2008 ai familiari di Salvatore Buttitta, imprenditore vicino a Bernardo Provenzano, e deceduto poco prima del sequestro.
“E’ stato un percorso molto lungo, travagliato, complesso perché da un anno discutiamo del futuro di questi lavoratori che intendono impegnarsi direttamente con una cooperativa nella gestione di un bene confiscati alla mafia – dichiara il segretario generale Fillea Cgil Palermo Piero Ceraulo -. In linea con la Fillea e la Cgil, a tutti livelli, rispetto al percorso sancito all’interno del codice antimafia, è questo il modello di buone pratiche di contrasto alla mafia in cui crediamo: il riuso dei patrimoni sottratti alle mafie per riportare sviluppo, lavoro e occupazione, partendo dalla legalità. Per questo adesso è importante sostenere con tutte le misure previste la nascita di questa esperienza e la sua continuità produttiva”.
“Sarà una sfida importante, in cui saremo vicini ai lavoratori e ci auguriamo che i soggetti coinvolti nel processo, Prefettura, Agenzia per i beni confiscati e tutte le istituzioni diano un impulso e un segnale di vicinanza – prosegue Piero Ceraulo -. Al percorso partecipa anche Lecagoop, che ha già organizzato un ciclo di assemblee per dare informazioni ai lavoratori. Si avvia così un percorso di legalità che mette al centro i lavoratori nei confronti dei quali, riteniamo, va tracciato un percorso che dia garanzie occupazionali per il futuro”.
La stragrande maggioranza delle imprese confiscate alla mafia finisce per chiudere. E, nel caso delle cave, per l’estrazione di materiale lapideo necessario per la costruzione di infrastrutture edili, per la quasi totalità passate allo Stato. “Qui invece – aggiunge il segretario generale Fillea Cgil Palermo Piero Ceraulo – ci troviamo dinanzi a un sistema produttivo fortemente competitivo, ad aziende che producono utili, e va dato merito alla capacità gestionale degli amministratori giudiziari, che hanno governato questo processo. L’ipotesi di riconsegna delle cave alla collettività, attraverso il coinvolgimento dei lavoratori, che hanno manifestato il loro interesse a creare una cooperativa, fa ben sperare rispetto a quella linea indicata da Pio La Torre, con la confisca dei patrimoni, da Falcone e Borsellino, e dagli altri caduti, che per vincere la mafia bisogna seguire i soldi”.
Di questi argomenti si parlerà il 24 e il 25 maggio a un’iniziativa organizzata dalla Fillea Cgil Sicilia al San Paolo Palace hotel di Palermo, un corso di formazione sulla legalità rivolto ai segretari generali e ai componenti delle segreterie provinciali Fillea dell’isola. Interverranno docenti universitari, esperti, sindacalisti. A conclusione del corso, mercoledì 25 alle 15.30 ci sarà una tavola rotonda sul tema “Lavoro ed economia legale. La gestione e il futuro delle imprese confiscate in Sicilia, quali prospettive di lavoro futuro”. Parteciperanno il Prefetto e direttore dell’agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia, Bruno Corda; il Prefetto di Palermo, Giuseppe Forlani, il segretario generale della Fillea Cgil di Palermo, Piero Ceraulo; Camillo De Bernardinis, Ad di Cfi, Donatella Di Nicola, coadiutrice Anbs; Graziano Gorla, segretario nazionale Fillea Cgil, Giovanni Pistorio, segretario generale Fillea Cgil Sicilia.