Centro storico, il Piano del Comune |I progetti che cambieranno la città - Live Sicilia

Centro storico, il Piano del Comune |I progetti che cambieranno la città

Una superficie di 280 ettari, 467 gli isolati individuati e ben 5.084: è stato illustrato il Piano che, entro l'anno, dovrebbe essere operativo. E che non annovera, al momento, il rione San Berillo. Protestano le associazioni lasciate fuori dal Palazzo: "Questo è abuso di potere". 

urbanistica
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CATANIA – E’ stato necessario uniformarle ai dettami della legge regionale sui Centri storici, ma finalmente, le idee dell’amministrazione sulla rigenerazione e trasformazione sono state illustrate alla città. Non a tutta, però, dal momento che, alla conferenza stampa convocata stamani in sala Giunta, molte delle associazioni che operano proprio nel centro città, sono state lasciate fuori dal Palazzo. “Le incontreremo giovedì – ha affermato il sindaco prima e l’assessore Di Salvo poi, parlando direttamente con i rappresentanti rimasti in piazza Duomo. Che pare declineranno l’invito. “In tanti non saremo presenti – spiegano – dal momento che dell’incontro abbiamo saputo solo ora e solo perché siamo impasti qui a capire se anche noi, che abitiamo i palazzi del centro, abbiamo diritto a conoscere quello che, negli uffici, è stato stabilito”.

In sala, invece, erano presenti quasi tutti i rappresentanti di categoria, almeno di quelle interessate: tra gli altri ordine degli ingegneri, degli architetti, Confcommercio, rappresentanti dell’Anche, Genio Civile e Italia Nostra, oltre che il sindaco Bianco, l’assessore all’Urbanistica Salvo Di Salvo, la presidente del Consiglio Francesca Raciti, la dirigente dell’Urbanistica, Rosanna Pelleriti e la sovrintendente ai Beni Culturali, Fulvia Caffo. “Ci siamo mossi recependo le indicazioni e le direttive che venivano dalla legge – ha esordito Bianco. Abbiamo promosso incontri con chi opera nel territorio e convocato una conferenza dei servizi alla quale in ha partecipato anche la Sovrintendenza e che ha dato parere favorevole al piano di riqualificazione del centro storico”.

Una porzione molto ampia della città che supera la concezione di centro, arrivando a toccare zone come Cibali e che, nel futuro immediato, dovrebbe riguardare anche San Giovanni Galermo, oltre che porzioni centralissime della città, come San Berillo e Lumacari (la zona sotto piazza Dante), che saranno definite nel giro di un mese. Un’area di circa 280 ettari per la quale sono state riscritte le regole volte alla tutela e conservazione, nel caso di edifici di pregio, o alla ricostruzione. 

Un Piano, quello presentato stamani, che seguirà un iter preciso prima di diventare operativo. Pubblicato interamente sul sito del Comune, potrà essere oggetto di richieste di modifica o approfondimento da parte dei cittadini che avranno trenta giorni di tempo per dialogare con l’amministrazione. A quel punto, in caso di modifiche, verrà convocata una nuova conferenza dei servizi per valutarle; in caso contrario, invece, l’atto verrà portato in Consiglio comunale che avrà sei mesi per approvarlo. “Se non ci saranno intoppi – ha assicurato il primo cittadino – entro il 2016 sarà operativo”. 

In totale, sono stati 467 gli isolati individuati e ben 5.084 unità edilizie: ognuna ha ricevuto una classificazione, secondo quanto previsto dalla legge regionale e oltre. Come spiegato dalla sovrintendente Caffo, che ha parlato di “punto di partenza” riferendosi al Piano dell’amministrazione. “Durante gli incontri abbiamo presentato un elenco di edifici per i quali ritenevamo che la classificazione scelta non fosse idonea – sottolinea – così come per alcuni isolati, per i quali occorre un approfondimento e uno studio di dettaglio per la valorizzazione e la conservazione. Mancava inoltre – aggiunge – la categoria “moderna di qualità” e noi abbiamo inserito anche questi edifici che, pur contemporanei, meritano di essere salvati”.

Un lavoro ampio e condiviso, come evidenzia Di Salvo che si è speso per tentare di recepire tutti gli input provenienti dalle associazioni di categoria, ma anche dalla società civile. “Abbiamo incontrato e confrontato la nostra idea con quelle della città – spiega – e l’approccio che abbiamo utilizzato è conservativo”. Troppo, però, per il rappresentante dell’Ance, Colombrita che, però, afferma “Ma è comunque un punto iniziale importantissimo”.

Tra gli edifici interessati al piano, anche molti di quelli pubblici, come ad esempio gli ospedali che, da qui a qualche anno, saranno dismessi. Per quanto riguarda il Santa Marta, il primo cittadino ha già annunciato che la parte di fronte l’edificio settecentesco, sarà demolita, senza però soffermarsi sulla futura destinazione d’uso di uno degli edifici più significativi della città. altro discorso per il Vittorio Emanuele, la cui area, centralissima e che comprende anche un parco, dovrebbe essere destinata all’Università per diventare campus. Idea caldeggiata dal sindaco e non solo, ma che secondo qualcuno potrebbe creare problemi di viabilità – la zona è fortemente congestionata.

 


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