Le spinte sul riconoscimento delle coppie di fatto (etero ed omosessuali), approdano anche in Sicilia con uno specifico disegno di legge presentato all’Assemblea Regionale. La reazione della Giovane Italia non si è fatta attendere. Che ne pensa, il presidente regionale Mauro La Mantia?
“Riteniamo che la Regione non possa legiferare sulle unioni di fatto, il testo presentato parla di istituire un registro, ma si tratta, in questo caso, di un atto assolutamente formale, le coppie che verrebbero registrate non godrebbero di diritti come avviene in altri paesi in cui la materia è disciplinata da leggi nazionali. È evidentemente un atto puramente ideologico, inutile nella sostanza, ma comunque pericoloso”.
Allora di cosa dovrebbe occuparsi la Regione, secondo lei?
“Qualche anno fa, è arrivata dall’associazionismo cattolico la proposta di legiferare, e qui sarebbe competente la Regione, sul quoziente familiare, cioè agendo attraverso il sistema della tasse regionali, favorire con una tassazione minore, i nuclei familiari più numerosi. A parole sono tutti a favore della famiglia, ci sarebbe da capire cosa si intende per famiglia. È evidente che questa maggioranza di centrosinistra all’Ars (perché tale è ormai) abbia un concetto di famiglia diverso rispetto al nostro”.
Appunto, cosa qualifica per voi una famiglia degna di questo nome?
“L’unica famiglia che noi riconosciamo è quella fondata sul matrimonio civile o religioso tra un uomo ed una donna. Per noi questa è famiglia e per questa ci battiamo affinché lo Stato e la Regione investano sempre di più”.
In Italia ci sono tantissime coppie che pur non essendo sposate vivono la famiglia allo stesso modo di quelle che hanno posto in essere l’atto solenne. Non sarebbe solo un riconoscimento di ciò che da anni è realtà?
“Indubbiamente ci sono forme di convivenza diverse dalla famiglia tradizionale, vi è ad esempio la convivenza in una comunità religiosa di frati o suore, basata sempre sull’affetto, ricordiamo che allo Stato non interessa di che tipo di affetto si tratta, eppure quel tipo di convivenza non può godere, secondo noi, degli stessi diritti spettanti ad una famiglia. Allo stesso modo, non può costituire famiglia una coppia di omosessuali, in Italia i diritti sono diversi da persona a persona e il riconoscimento di determinati diritti e obblighi spetta solo al nucleo familiare riconosciuto dalla Costituzione. Evidentemente per associazioni come l’Arcigay, l’istituzione di un registro non è che il punto di partenza, le rivendicazioni di quel mondo tendono verso un altro fine, il vero obbiettivo che è la piena equiparazione tra matrimonio omosessuale ed eterosessuale. In Spagna si è iniziato con i PACS per opera purtroppo del centrodestra e si è giunti al matrimonio gay approvato da Zapatero, che non scandalizzò perché frutto del naturale processo evolutivo”.
Giulia Adamo, capogruppo Udc all’Ars, è stata una dei primi firmatari della proposta. Strana posizione per un esponente del partito cattolico per eccellenza.
“In realtà non è strano affatto, ricordiamo che Giulia Adamo si è avvicinata da poco all’Udc, inoltre, stando alle sue dichiarazioni, in un contesto in cui il suo partito entra a far parte del Nuovo Polo, in cui regna l’assoluta libertà di coscienza, e di cui fa anche parte il soggetto politico che rappresenta in pieno le istanze dell’iper laicismo, come Futuro e Libertà, è naturale che i parlamentari scelgano di firmare queste proposte”.
Da quello che vediamo, anche a destra si allarga il fronte dei favorevoli e non solo tra i finiani come Alessandro Aricò, anche nel vostro PDL c’è chi è stato tentato di sottoscrivere il disegno di legge.
“Il Popolo della Libertà rispetto a Fli ha una posizione chiara su queste tematiche e la prova è che stando al governo da oltre due anni non è mai stata avanzata una proposta di legge di questo tipo. È naturale però che in un grande partito ci possano essere delle posizioni dissonanti, ma è solo la prova che il Pdl non è una caserma. Sono certo però che come gruppo parlamentare all’Ars, il Pdl si opporrà fortemente a questo disegno di legge”.
Almeno sui temi etici, i partiti non dovrebbero lasciare i propri deputati liberi di decidere secondo coscienza?
“Credo che i partiti debbano dare un’indicazione. Materie come questa non rappresentano più un problema di coscienza, perché legiferare sulla famiglia, sulla vita o sulla morte di una persona non è come approvare un piano regolatore. Tuttavia, essendo sempre argomenti particolari ed estremamente delicati, ritengo sia giusto consentire un margine di discrezionalità, ma partendo comunque da un indirizzo chiaro”.