È l’impunità, secondo Vincenzo Ceruso, sociologo, che lo Stato in questo momento deve evitare in tutti i modi. Secondo il sociologo a motivare l’assassinio di Davide Romano sarebbe un nuovo ordine all’interno delle gerarchie mafiose: “I vertici dei mandamenti di Passo di Rigano e Porta Nuova sono stati azzerati ma alcuni già stanno cercando di prenderne il posto, qualcun altro nel frattempo è stato scarcerato”. Equilibri nuovi ma non certo fragili. Ceruso mette in fila gli ultimi avvenimenti: l’incendio dei sei capannoni Spinnato a Brancaccio, le minacce ai fratelli Calì, uno dei quali, l’ingegnere Alessandro, in quota di presidente aveva espulso il “re Mida” Michelle Aiello dall’albo. E adesso l’omicidio di un mafioso. “Ci sono precisi segnali – commenta Ceruso -. La mafia agisce solo riflettendo”. “Una dimostrazione di forza” sarebbe anche solo la scelta del luogo in cui il cadavere è stato abbandonato, al limite tra il mandamento di Porta Nuova e quello di Pagliarelli: “La strategia corleonese – spiega Ceruso – era quella di far ritrovare i cadaveri nella zona della famiglia che si voleva far incriminare, per depistare le indagini”.
Ed è adesso che lo Stato, scondo Ceruso, non può assolutamente permettersi di fare passi indietro: “Se non si interviene – avverte – subito si rischia di tornare come prima. Si riorganizza anche quella parte importante per le casse di Cosa nostra, come il traffico di droga, che si fa forte dei legami con gli Stati Uniti, la camorra e la ‘ndrangheta. Prima che tutto ciò si consolidi occorre intervenire”. Pena, la delegittimazione: “l’impunità si riversa sull’opinione pubblica e sul prestigio delle istituzioni. Si rischia di tornare negli anni in cui gli omicidi di mafia restavano impuniti”.
Ma dov’è finita la mafia militare lungo tutto questo periodo? “Non sono mai stato legato a una distinzione tra mafia armata, economica o politica – risponde Ceruso -. L’una non esclude le altre, anzi. Penso a cerchi concentrici. Guttadauro era un medico, godeva di contatti con la politica ma anche il controllo sul territorio. I sicari sono persone addestrate, scelte e ben prezzati. Il braccio operativo non è fatto di ragazzi, di picciotti che la camorra paga cinquecento euro per un omicidio”.