PALERMO – Mario Di Ferro era uscito dal processo patteggiando una condanna a 4 anni. Ora arriva la sentenza per gli altri imputati per lo spaccio di droga al ristorante di Villa Zito. Il giudice per l’udienza preliminare Marco Gaeta, martedì 27 marzo, ha condannato Salvatore e Gioacchino Salamone rispettivamente a 7 anni, due mesi e venti giorni, e a 7 anni, un mese e dieci giorni di carcere.
Accolta la richiesta del pm
Accolta la richiesta del pubblico ministero Giovanni Antoci. Sarebbero stati i due fratelli, oggi in carcere, a fornire la cocaina a Di Ferro: ventinove le cessioni di droga immortalate nelle foto degli investigatori della squadra mobile appostati davanti al ristorante in via Libertà.
Condannati anche tre ex dipendenti: Gaetano Di Vara e Pietro Accetta (un anno e 4 mesi ciascuno con la sospensione condizionale della pena subordinata allo svolgimento per cinque mesi di lavori socialmente utili), Giuseppe Menga (un anno, pena sospesa). Erano difesi dagli avvocati Giuseppe Di Stefano e Giorgio Zanasi. Rispondevano di pochi episodi di spaccio in concorso con Di Ferro. Il pubblico ministero aveva chiesto il doppio della pena, ma il giudice ha riconosciuto la tenuità del fatto.
Di Ferro ha confessato: “Ma non sono spacciatore”
Di Ferro ha confessato di avere ceduto la droga, ma ha negato con forza di essere uno spacciatore. Spiegò di avere fatto un favore ad alcuni amici e di certo non per soldi. Nelle intercettazioni sono rimaste impresse anche le voci dei dipendenti del ristorante. “Senti allora, dovrebbe venire ora Totò (Salvatore Salamone, considerato il fornitore della cocaina, ndr), okay?… ti deve dare tre cose…”, diceva il ristoratore a Menga. Che poco dopo rispondeva: “… l’ho io ancora i soldi in tasca”.
“Devi chiamare agli amici… perché sono, sono tre a cena… e viene alle otto e mezza, quello là di fuori, Modica, capito chi è? Quello… l’occhialino … va bene?”, spiegava in un’altra conversazione Di Ferro ad Accetta. Di Vara e Menga spiegarono di essere convinti che stessero trasportando cibo e bottiglie di vino destinati a Miccichè. Mai avrebbero immaginato che ci fosse anche della droga.