Droga al ristorante, Di Ferro torna libero in attesa del processo

Droga al ristorante, lo chef Di Ferro torna libero in attesa del processo

Mario Di Ferro
Richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli imputati

PALERMO – C’è la richiesta di rinvio a giudizio. Mario Di Ferro assisterà a piede libero all’udienza preliminare fissata a gennaio. Il giudice nel frattempo lo ha scarcerato accogliendo l’istanza dell’avvocato Claudio Gallina Montana perché si sono affievolite le esigenze cautelari. Di Ferro, che ha seguito un percorso di disintossicazione dalla droga, ha l’obbligo di rientrare a casa dalle 21 all’indomani mattina.

Dopo la pausa natalizia tutti gli imputati si presenteranno davanti al giudice. Sono ventinove le cessioni di cocaina (immortalate nelle FOTO) contestate a Mario Di Ferro che aveva ricevuto le dosi dai fratelli Salvatore e Gioacchino Salamone (sono in carcere). Il procuratore aggiunto Paolo Guido e il sostituto Giovanni Antoci hanno chiesto il processo anche per tre ex dipendenti del ristorante Villa Zito in via Libertà: Gaetano Di Vara, Giuseppe Menga e Pietro Accetta.

Di Ferro ha confessato di avere ceduto la droga, ma ha negato con forza di essere uno spacciatore. Spiegò di avere fatto un favore ad alcuni amici, mai in cambio di soldi. Fra questi, il deputato regionale Gianfranco Miccichè. “Come ho sempre detto è capitato che acquistassi droga da Di Ferro. Sempre e solo cocaina”, raccontò l’ex presidente dell’Ars sentito come persona informata sui fatti.

Nelle intercettazioni sono rimaste impresse anche le voci dei dipendenti del ristorante. “Senti allora, dovrebbe venire ora Totò (Salvatore Salamone, considerato il fornitore della cocaina ndr), okay?… ti deve dare tre cose…”, diceva il ristoratore a Menga. Che poco dopo rispondeva: “… l’ho io ancora i soldi in tasca”. “Devi chiamare agli amici… perché sono, sono tre a cena… e viene alle otto e mezza, quello là di fuori, Modica, capito chi è? Quello… l’occhialino … va bene?”, spiegava in un’altra conversazione Di Ferro ad Accetta.

Di Vara e Menga spiegarono di essere convinti che stessero trasportando cibo e bottiglie di vino destinati a Miccichè. Mai avrebbero immaginato che ci fosse anche della droga. Accetta, invece, scelse di avvalersi della facoltà di non rispondere.


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