Chi è Grasso - Live Sicilia

Chi è Grasso

Vuole la pace e cerca la concordia. Vibra di legalità e brama – da riserva della Repubblica qual è, ormai – l’importanza di chiamarsi presidente. Il ritratto del presidente del Senato che potrebbe spiccare il grande balzo.

Più che pensieri fa pensierini, Pietro Grasso. Non più di dieci. Tutti condivisibili. Obbligati e dovuti. Per abito istituzionale e per comune sentire. Vuole la pace e cerca la concordia. Vibra di legalità e brama – da riserva della Repubblica qual è, ormai – l’importanza di chiamarsi presidente. Purché dal vicereame del Senato – la seconda Carica è lui – si ascenda alla prima là dove lo Stato possa incarnarsi nella sua facies beata di arrivato. E’, Grasso – già magistrato dell’antimafia – il pensionato meglio piazzato d’Italia. Senza dire né A né BA s’è ritrovato eletto a Palazzo Madama in quota “società civile”, giusto nei giorni provvisori dell’incarico a Pierluigi Bersani, quando l’ex segretario del Pd, titolare della “ditta”, doveva reclutare il consenso degli sciamannati parlamentari Cinque Stelle, capacissimi di votare per lui e perfino peggio: da Laura Bodrini, eletta alla presidenza della Camera, a Stefano Rodotà, primo nelle “quirinarie” di Beppe Grillo, diventato poi Rodotà-tà-tà, uno slogan da scandire in piazza.

E’ un gradino sotto Rodotà-tà-tà, Grasso. A differenza di quello, non ha il glamour ma ha tanta buona stampa. I grandi giornali e i tigì lo prendono sul serio. E il pensierino che macina con più lena, lui, è quello di farsi eleggere Capo dello Stato. Vanta un curriculum tutto di pensierini, Grasso. L’attuale presidente del Senato sta nella sequela di Papa Francesco, di Roberto Benigni e di Antonella Clerici. Si atteggia a comunista – meglio ancora, riecheggia la retorica legalista dei compagnucci – ma asseconda, manovrando maldestramente Leonardo Sciascia, anche l’ansia garantista del berlusconismo. Se ben volentieri si accompagna al savianismo di Roberto Saviano, con fiera alterigia si scaglia contro Marco Travaglio perché comunque, Grasso, un target da assecondare lo cerca. Ed è quello dell’italiano-medio che non vuole traumi, aspre tenzoni, confronti impegnativi ma, appunto, pensierini: “La legalità è meglio dell’illegalità; la giustizia è di gran lunga desiderabile dell’ingiustizia; uno sfincione leva il pititto, due sfincioni fanno la pancia piena”.

Più che un pensierino, un pensiero solo. Destinato a supplire Giorgio Napolitano, Grasso che ne farà le veci sogna la stabilizzazione e siccome il lapsus siciliota non gli difetta, come un forestale stagionale aspetta l’incendio per assicurarsi la mesata così Grasso, per assicurarsi il Quirinale, si gode il fuoco grande della cerca dei nomi. Per fare di se stesso il vice. Il viceversa. Limitandosi a fare il verso. Obbligato e dovuto. E’ il vice-verso, Grasso. E’ l’annacamento: il massimo movimento che risulta nel minimo spostamento. Tutto quel verso che lo costringerà a restare vice.


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