PALERMO – Da anni ormai guardava alla ‘cosa pubblica’ da semplice spettatore ma la politica l’aveva respirata fin da giovane, sulle Madonie, sua terra d’origine. Francesco Musotto, uno dei protagonisti della prima Repubblica, se ne è andato all’età di 78 anni. Lascia dietro di sé la sagacia di un uomo politico che ha resistito ad una tempesta giudiziaria e l’ironia, spesso condita da battute in dialetto, che, specialmente nell’ultimo suo mandato all’Ars, dispensava a colleghi deputati e cronisti in sala stampa.
La vita politica di Musotto
Avvocato penalista, difensore anche di alcuni brigatisti che nel 1979 furono protagonisti di una violenta rivolta nel carcere Cavallacci di Termini Imerese, in politica scelse il Psi sulla scia del padre, docente di Diritto all’Università. Con il garofano rosso le prime esperienze come consigliere comunale a Pollina e a Cefalù, mentre nel 1983 arriva l’elezione all’Ars con oltre ventimila voti di preferenza. A Palazzo dei Normanni ritornerà dopo tanti anni. Eletto con il Pdl, speserà poi la causa autonomista del Mpa di Raffaele Lombardo, incappando però nell’inchiesta ‘spese pazze’.
Musotto e la Provincia di Palermo
Negli anni da consigliere comunale Musotto, morto a Pollina, matura una profonda conoscenza della macchina amministrativa che metterà a frutto nella sua prima volta da presidente della Provincia. Correva l’anno 1994 e Musotto era salito su un treno che andava a mille all’ora, quello di Forza Italia, guidato da Silvio Berlusconi. Le urne gli regalano un plebiscito: oltre 320mila voti spazzano via il candidato del centrosinistra Stefano Riva Sanseverino, cognato di Leoluca Orlando, sindaco della primavera di Palermo.
L’esperienza alla guida di Palazzo Comitini, dove domani, giovedì 21 gosto, si aprirà la camera ardente per Musotto, viene però interrotta l’8 novembre 1995, quando Musotto viene arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa e bancarotta fraudolenta. Alla base delle accuse le dichiarazioni di alcuni pentiti. Musotto venne poi assolto in primo grado e in appello, con la Cassazione che dichiarò inammissibile il ricorso della Procura contro l’assoluzione. La sua vicenda giudiziaria fu uno dei punti di contrasto più forti di quegli anni tra politica e magistratura. Contro il suo arresto fu organizzata anche una manifestazione di protesta davanti al palazzo di giustizia.
Mentre la battaglia con i giudici non era ancora conclusa, Musotto torna in politica e centra nuovamente l’elezione alla Provincia. Il confronto con Pietro Puccio, candidato del centrosinistra, è più combattuto ma alla fine Musotto viene eletto con il 55,3%. Nel 2003 la conferma con il successo su Luigi Cocilovo.
La rottura con Forza Italia
In mezzo c’è anche l’esperienza al Parlamento europeo e la rottura con Forza Italia, dovuta alla candidatura solitaria di Musotto nel 2001 alle elezioni comunali di Palermo, vinte dal forzista Diego Cammarata. Il rapporto di amicizia tra Berlusconi e Musotto, tuttavia, non verrà mai meno. Il 16 ottobre 2001, proprio durante una conferenza stampa, il candidato Musotto riceve una chiamata da Arcore. “È stata – disse – una telefonata personale. Il presidente mi ha detto che fra noi non c’è alcun cambiamento nel rapporto umano”.

