A quasi trent’anni dall’omicidio di Sebastiano Bosio, il primario della Chirurgia vascolare del Civico assassinato il 6 novembre 1981, la Procura ritiene di aver individuato uno degli assassini: il pm della Dda Lia Sava ha chiesto il rinvio a giudizio per il boss del quartiere Resuttana, Antonino Madonia, dopo la perizia dei carabinieri del Ris sui proiettili utilizzati dai sicari. L’arma che fu usata per uccidere Bosio, una calibro 38, sarebbe infatti la stessa che sette mesi dopo, il 5 giugno 1982, fu utilizzata dal killer per uccidere due meccanici di Passo di Rigano, Francesco Chiazzese e Giuseppe Dominici. Per quel duplice omicidio, Madonia è stato condannato. Il boss era già stato indagato per l’omicidio sulla base delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia ma non si trovavano riscontri e l’inchiesta stava per essere archiviata l’anno scorso. Iil gip ha chiesto nuove indagini e sono venuti fuori i proiettili del delitto rimasti dentro una cassaforte dell’istituto di Medicina legale del Policlinico. Le indagini sul caso Bosio erano state archiviate negli anni ’80 e riaperte tra il ’95 e il ’96, per essere poi di nuovo archiviate. Il pm Sava le aveva riaperte nel 2005, ”incrociando” le dichiarazioni dei pentiti Francesco Di Carlo e Francesco Marino Mannoia, che avevano indicato fra i killer alcuni dei componenti della famiglia mafiosa dei Madonia di Resuttana. Secondo la tesi dei collaboranti Bosio, considerato inavvicinabile dai boss, sarebbe stato ucciso per avere trattato senza il dovuto rispetto alcuni mafiosi.
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