Chiude il centro Annibale di Francia| Licenziamento per i dipendenti - Live Sicilia

Chiude il centro Annibale di Francia| Licenziamento per i dipendenti

La Cisal: "Lavoratori si sentono presi in giro".

PALERMO – Il Centro dei Padri Rogazionisti “Padre Annibale Maria di Francia” di via Castellana, a Palermo, chiude le attività in via definitiva e avvia i licenziamenti. Una doccia fredda per i dipendenti e per i diversamente abili e in particolar modo i disabili neurosensoriali sordi che per 50 anni hanno usufruito del centro.

“Il 2 maggio è arrivata alla Cisal la comunicazione di chiusura – dice in una nota il sindacato – già lo scorso 16 marzo 15 dipendenti erano stati licenziati ma con la promessa dell’economo, Padre Santi Scibilla, che sarebbero stati riassunti attivando altre attività come una cittadella dello sport e un centro audiofonologio per terapie riabilitative logopediche e di spicomotricità. I 33 dipendenti hanno concesso parte dei loro stipendi, fidandosi delle promesse, ma fatta la transazione arriva il fulmine a ciel sereno, con buona pace di 113 famiglie a semiconvitto e 29 extrascolastiche assistite con convenzione dalla ex provincia Regionale di Palermo fino a dicembre 2015. Non potevano pensarci prima di ottenere gli stipendi dagli operatori? Una congregazione mondiale non può far fronte dopo 50 anni di rette alle spese da dicembre fino a settembre, data presunta in cui la ex Provincia avrebbe avuto il nuovo presidente e quindi concedere la riattivazione dei servizi? I dipendenti e le famiglie si sentono presi in giro da tale atteggiamento degli uomini di Chiesa”.

“Sono la madre di due figli audiolesi – scrive alla nostra redazione Giusy Stinco – e non capisco come facciano la Congregazione dei Padri Rogazionisti da un lato e la Provincia dall’altro, a prendersi beffa dei diritti dei miei e di tutti i figli audiolesi che frequentavano l’Istituto per Sordi “Annibale Maria Di Francia” atto a riabilitare, educare e formare coloro i quali portano l’handicap della sordità. La Provincia, nonostante i nostri reclami, le nostre proteste e le nostre esposizioni visu a visu dei disagi che vivono i nostri figli prima, noi genitori dopo, nonostante la grande ed estenuante battaglia che stiamo combattendo per far valere i loro e i nostri diritti, nonostante l’umiliazione che viviamo giorno dopo giorno ad ogni singola parola pronunciata male o non capita dai nostri figli, ci dice che non ci sono fondi. La Provincia allarga le braccia ai suoi contribuenti, a quei contribuenti che, nonostante svolgano il loro dovere di cittadini, vivono comunque uno stato di handicap, di malattia, di deficit fisico e adesso anche morale. E per quale motivo, poi? I soldi. La Congregazione, che ha messo a disposizione la struttura e che l’ha avviata e mantenuta da oltre 50 anni grazie alle sovvenzioni della Provincia, adesso si ritrova a dovere disporre la chiusura di questa, che non può più essere adibita all’assistenza e alla cure di “creature di Dio” nate, per disgrazia Divina, con un difetto fisico: la sordità. Eppure non si da per vinta: quella stessa Congregazione che dispone ancora della suddetta struttura, sta cercando in tutti i modi di poterla riutilizzare. Penserete che chi di dovere si stia interessando per far ripartire in qualunque modo il progetto che aiutava i nostri figli, facendo sì che possano continuare ad avere l’assistenza e la formazione necessaria… Invece no. Sta solo valutando altre opzioni di sovvenzione da parte di altri enti, per poter cambiare completamente il fine di utilizzo del famoso Istituto per Sordi. E concedete ogni ragionevole dubbio ad una madre in preda alla disperazione e al dolore di chi non può aiutare i suoi figli. Strano, come valori di uguaglianza e aiuto reciproco riconosciuti sia da un punto di vista religioso che legale, adesso vengano meno per un motivo futile come quello dei soldi. Oggi, la Provincia e la Congregazione dei Padri Rogazionisti, ci dicono che gli audiolesi di 113 famiglie, che siano figli, fratelli o cugini, devono vivere il loro stato di handicap nella loro solitudine, nella loro emarginazione, nella loro sofferenza, perché i soldi non ci sono. Valori su cui si sono fondate religioni e costituzioni, oggi sono soggiogati da avarizia, bramosia e sperpero di una delle più misere invenzioni dell’uomo: il denaro”.

 

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