Manca l'accreditamento | A rischio 7 mila lavoratori - Live Sicilia

Manca l’accreditamento | A rischio 7 mila lavoratori

Ad agosto sono stati pubblicati sul sito della Regione gli Avvisi per i nuovi corsi e per gli ex Sportelli. Ma gli enti non possono partecipare perché non esiste un regolamento. I primi stipendi potrebbero arrivare solo in primavera. Nel frattempo i dipendenti resteranno senza busta paga e senza ammortizzatori sociali. (Nella foto una recente protesta dei lavoratori della Formazione)

PALERMO – Se tutto andrà bene, i lavoratori non vedranno uno stipendio per cinque, sei mesi. Il mondo della Formazione e quello dl Lavoro sono costantemente nel caos, e mentre gli assessori competenti Mariella Lo Bello e Sebastiano Caruso parlano di “piano di riordino” per chiedere lo stato di crisi, circa settemila persone rischiano di pagare carissimo i ritardi e gli strafalcioni del governo regionale.

L’Avviso 1, da 167 milioni di euro, è quello che avrebbe dovuto far ripartire i corsi di Formazione, sulla scia del “Piano giovani”, dell’Avviso 20 e dei vecchi Piani dell’offerta formativa. L’Avviso 2, da 45 milioni, invece, riguarda le lezioni indirizzate ai ragazzi delle scuole ed è finalizzato al contrasto alla dispersione scolastica. L’Avviso 6, infine, un bando da 35 milioni, è, per semplificare, destinato a quei lavoratori che una volta popolavano i cosiddetti “sportelli multifunzionali”. Adesso con quei soldi dovrebbero partire le cosiddette “Agenzie per il lavoro”. I bandi ci sono. In qualche caso da due mesi, pubblicati sul sito ufficiale della Regione. Ma nessuno può partecipare ai progetti. Perché? Perché non esiste ancora un regolamento sull’accreditamento degli enti. Insomma, mentre il governo annuncia lo “sblocco” dei corsi, non consente a nessuno, al momento, di partecipare ai corsi stessi.

E il peccato affonda a un paio d’anni fa. Quando il “nuovo” regolamento per l’accreditamento, quello che avrebbe introdotto nuovi criteri di moralità e di lotta al malaffare, veniva sostanzialmente scritto con i piedi. E non a caso, al primo ricorso di un gruppo di enti, crollava sotto le sentenze del Tar. Tra gli errori grossolani, il fatto che quel decreto fosse firmato dall’allora assessore Nelli Scilabra, mentre la norma prevede, per i regolamenti, che la firma in calce sia quella del presidente della Regione.

Così, saltato l’accreditamento è saltato tutto. E il governo si è affannato a mettere una pezza all’errore. Peccato, però, che la pubblicazione di un nuovo regolamento debba seguire una serie di step previsti dalla norma. Prima il parere del Cga, poi un passaggio dalla Corte dei conti, quindi una delibera di giunta e poi il secondo passaggio dalla Corte dei conti per la registrazione. Il procedimento ancora non si è concluso. Anche perché al primo passaggio dalle scrivanie dei magistrati contabili, sono arrivati una serie di rilievi che l’esecutivo ha dovuto raccogliere, prima di giungere all’approvazione in giunta del provvedimento. Che attende, però, come detto, il secondo “via libera” dalla Corte dei conti. Stando così le cose, però, gli enti che vogliono partecipare al bando, in realtà non possono farlo. Con conseguenze chiare a tutti.

Questi enti, infatti, vivono sostanzialmente di commesse pubbliche (l’accreditamento serve proprio a quello). Commesse che si concentrano in questi pochi, mega-bandi. Essendo tutto fermo, nessun corso può partire. E nessun euro può essere trasferito agli enti. Che quindi, a loro volta, non potranno pagare i lavoratori. Il 30 ottobre scadranno i corsi dell’anno di formazione precedente. Da quel momento, per i dipendenti c’è solo una voragine: né stipendio, né ammortizzatore sociale. Nulla.

“La situazione – ammette Giovanni Migliore della Cisl – è drammatica. A causa della mancata pubblicazione dell’accreditamento gli Avvisi non sono operativi. E del resto non sono mai apparsi in Gazzetta ufficiale. Così gli enti quasi certamente saranno costretti a licenziare. Anche perché, se si vuole essere ottimisti, se tutto andasse bene, prima di poter far partire i corsi passeranno mesi. Se ne parlerà a primavera inoltrata”. Dall’assessorato alla Formazione in realtà filtra un cauto ottimismo sulla possibilità che la Corte dei conti sblocchi il regolamento già entro la fine di questa settimana. Ma anche in quel caso dovrà passare almeno un’altra settimana per pubblicare in Gurs gli avvisi, altri 45 giorni per la presentazione dei progetti, poi il tempo necessario per la verifica, la pubblicazione delle graduatorie, la raccolta dei “ricorsi” o delle contestazioni. Gli stipendi, insomma, arriveranno tra mesi. “Gli enti – conferma Giuseppe Raimondi della Uil – non sono nelle condizioni di poter dare lavoro almeno per i prossimi tre o quattro mesi. Noi siamo contrari ovviamente alle procedure espulsive. Abbiamo pensato alla possibilità di una ‘sospensione’ del rapporto di lavoro. Ma è chiaro che la situazione è grave, anche perché recentemente è stato confermato che i lavoratori della Formazione non hanno diritto nemmeno alla Cassa integrazione in deroga. Tutto va discusso al tavolo di crisi nazionale”. Dove pare che Mariella Lo Bello e Sebastiano Caruso vogliano presentare una specie di Piano industriale per la salvaguardia del personale.

Un po’ in ritardo forse. “Nessun ente – dichiara il presidente dell’associazione degli enti Anfop, Joseph Zambito – può garantire più il personale poiché tra i tempi di pubblicazione, presentazione dei progetti, valutazione, graduatorie provvisorie e definitive servono almeno 6 mesi”. “Siamo arrivati al limite”, conferma Paolo Genco, che presiede Forma Sicilia, un’associazione che raggruppa alcuni dei più grossi enti di formazione siciliani. “Non sappiamo più come fare – aggiunge Genco – nell’Anfe, l’ente che guido io, i lavoratori hanno compreso la situazione e qualcuno ha sospeso il rapporto di lavoro, altri si sono messi in aspettativa. Ma non può che essere una sitazione temporanea. Se entro la fine del 2015 non verrà sbloccato tutto, saremo costretti a procedere con i licenziamenti collettivi”. Che potrebbero riguardare tutti gli enti. E soprattutto settemila lavoratori.


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