A Caltanissetta si procede nei confronti di Ciancimino per calunnia, favoreggiamento e divulgazione di notizie riservate. A Palermo la Procura gli tiene aperto il canale della collaborazione avendo scelto di valutare la sua credibilità “caso per caso”. La diversità di passo e di strategia è evidente anche se i capi delle due Procure assicurano che non c’é conflitto e ogni eventuale contrasto va ricondotto alla “normalità” delle indagini collegate. Il primo a rendersi conto delle divergenze tra i due uffici é proprio Ciancimino che oggi ha adottato due comportamenti differenti: con i pm di Palermo ha continuato a parlare portando nuove carte prelevate dall’inesauribile archivio del padre; con i pm nisseni ha scelto invece di non rispondere. Sono scelte consentite dal doppio ruolo che gli è stato cucito addosso, dato che a Caltanissetta è stato convocato come indagato e a Palermo è stato sentito come “teste assistito”. Il caso nasce dall’esistenza di due filoni d’indagine. I pm di Caltanissetta si occupano delle stragi di Capaci e via D’Amelio del 1992, mentre i magistrati di Palermo stanno seguendo la vicenda della “trattativa” tra lo Stato e Cosa nostra. Sulle stragi Ciancimino è chiamato a riferire di vicende di cui il padre sarebbe venuto a conoscenza ma si tratta di informazioni riferibili ai contatti che l’ex sindaco di Palermo avrebbe avuto nella veste di “mediatore” tra i boss e uomini dei servizi. Il collegamento tra le due inchieste è all’origine di un possibile scontro. Per evitarlo alcuni giorni fa si è svolto un incontro alla Dna tra i magistrati delle due Procure che hanno cercato di raccordare le loro azioni. Fino a quel momento i due uffici trattavano Massimo Ciancimino come un collaboratore. Ma ora a Caltanissetta si sono stretti i tempi con la formalizzazione delle accuse e la sua iscrizione nel registro degli indagati. La Procura di Palermo ritiene che si tratti di una mossa intempestiva. E’ strano – fanno notare i magistrati – che prima di svolgere indagini sulla persona indicata da Ciancimino, ossia l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro, si indaghi lui per calunnia e per favoreggiamento. A Palermo si mette in evidenza un potenziale contrasto di valutazione. Se Ciancimino viene accusato di favoreggiamento nei confronti del fantomatico “signor Franco” entrato nel doppio gioco della “trattativa” si finisce per ammettere l’esistenza dello 007. Ma in tal caso Ciancimino avrebbe riferito un fatto vero. La divergenza di valutazioni ma soprattutto di strategie finirà per inasprire il conflitto proprio mentre emerge la necessità di definire un unico parametro di giudizio sull’attendibilità del collaboratore. L’unica via d’uscita è rappresentata dal conflitto di attribuzione che potrebbe essere sollevato sia dalla Procura di Palermo sia da quella di Caltanissetta. Ma anche dalle due Procure generali. Si riproporrebbe così uno scenario di contrasti che già nel passato ha avvelenato i rapporti al palazzo di giustizia di Palermo.
fonte: Ansa