Ciancio, rinvio al dopo-Salvi | Il passaggio di consegne - Live Sicilia

Ciancio, rinvio al dopo-Salvi | Il passaggio di consegne

Caso Lombardo, dalla richiesta d'archiviazione alla condanna, Ciancio, dall'archiviazione al sequestro di 17milioni di euro, la mafia azzerata in numerosi quartieri, un'ufficio riorganizzato e il ritorno della giustizia a Catania. I SEGRETI DELLA CASSAFORTE DI MARIO CIANCIO

CATANIA- Il rinvio al 14 ottobre dell’udienza preliminare a carico di Mario Ciancio segna il passaggio di consegne che Giovanni Salvi farà nelle mani del reggente Michelangelo Patanè. Consegne importanti frutto di un lavoro di squadra, che ha visto impegnata la direzione distrettuale antimafia e i magistrati Antonino Fanara e Carmelo Zuccaro. Un lavoro del quale Michelangelo Patanè è stato parte integrante.

Giovanni Salvi ha dimostrato sul campo di essere un magistrato libero, un galantuomo che ha guidato un ufficio delicato senza mai allontanarsi dal faro del diritto.

Sin dal primo giorno dell’insediamento, dall’abbraccio sincero a Giuseppe Gennaro, Salvi ha tracciato la nuova era della Procura di Catania. E non è poco se, da quel momento, è tornata nei catanesi la fiducia nella giustizia.

La statua bronzea posta all’ingresso del palazzone è tornata a sorridere.

Salvi ha consentito ad ogni magistrato di dimostrare sul campo le sue qualità. Lo ha fatto presentandosi, in prima linea, alla richiesta di archiviazione nei confronti di Raffaele Lombardo, lo ha fatto nei giorni successivi, lavorando al fianco dei Pm che avevano iniziato le indagini, per rimettere insieme i pezzi del puzzle e arrivare, per la prima volta in Italia, alla condanna di un presidente della Regione per concorso esterno.

Stesso discorso per Mario Ciancio, il Gip Luigi Barone ordinò nuove indagini, Salvi si era insiediato da poco, con le nuove indagini la Procura è arrivata alla formulazione della richiesta di rinvio a giudizio. Accertare i fatti a carico dei potenti a Catania rappresenta l’eccezione, e Salvi è andato avanti, sul solco del diritto.

Ma è nella guerra alla mafia militare, al fianco di tutti i pm della Dda etnea, del quale cosa nostra vorrebbe lo scalpo, che Salvi ha dimostrato, ancora una volta, di affermare, ogni giorno, la giustizia.

Sequestri per centinaia di milioni di euro, migliaia di arresti, la capacità di fermare sul nascere guerre di mafia: Salvi è stato l’uomo giusto al posto giusto. Questo non sarebbe stato possibile senza la stretta collaborazione con le forze dell’ordine: la finanza di Roberto Manna, i carabinieri di Alessandro Casarsa, la Dia di Renato Panvino, la Squadra mobile di Antonino Salvago, la questura di Marcello Cardona.

Adesso inizia una nuova era, il solco è stato tracciato, ma la strada da percorrere non è semplice. Non sarà facile guidare la Procura di Catania dopo Giovanni Salvi.


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