Co.Or.Ap e lo scandalo Ciapi | "Una direttiva assessoriale” - Live Sicilia

Co.Or.Ap e lo scandalo Ciapi | “Una direttiva assessoriale”

Rino Lo Nigro (nella foto di copertina con Giacchetto)

Gaspare Lo Nigro, ex dirigente, oggi in pensione, dell'Agenzia regionale per l'impiego, si difende. Botta e risposta a distanza con Anna Rosa Corsello che lo accusa di avere fatto pressioni per non revocare il finanziamento.

Lo Nigro si difende
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PALERMO – Il progetto Co.Or.Ap? Nasceva da “una direttiva assessoriale”. E i controlli che avrebbero dovuto evitare lo sperpero di denaro pubblico? Spettavano ad “un comitato assessoriale vero e proprio”. E la storia di Anna Rosa Corsello, dirigente generale del dipartimento Lavoro, che lo accusa di avere fatto pressioni per convincerla a non revocare il finanziamento di 15 milioni al Ciapi? “Non corrisponde a verità”.

Gaspare Lo Nigro, ex dirigente, oggi in pensione, dell’Agenzia regionale per l’impiego, si difende e chiama in causa responsabilità altrui. Prova a smentire la ricostruzione degli investigatori che lo definiscono un pubblico ufficiale “spesato” da Faustino Giacchetto. Nel corso dell’interrogatorio del 20 giugno scorso gli elencano il prezzo pagato da Giacchetto per la sua presunta corruzione. Tra il 2007 ed il 2009, attraverso la Sicily comunication srl e la Media Center & Management srl, il manager della pubblicità avrebbe finanziato per intero – 27 mila euro circa – il volume in cui Lo Nigro ripercorreva il passaggio Garibaldi nello storico palazzo Vernaci di Altofonte, di proprietà della madre di Lo Nigro. Giacchetto, su indicazione di Lo Nigro, avrebbe anche sponsorizzato con 20 mila euro la squadra di calcio del paese. Ed ancora: biglietti omaggio per l’ingresso allo stadio Renzo Barbera e due abbonamenti in tribuna vip da 3.500 euro ciascuno. “A fronte di ciò Lo Nigro, frequentatore degli uffici di Giacchetto di via Ruggero Settimo – scrivono i pm nell’atto di accusa – programmava con questi e con gli altri funzionari del Ciapi per il progetto Co.Or.Ap. i decreti di finanziamento sulla cui legittimità basta richiamare quanto rappresentato dalla Corte dei Conti, che condannava alcuni dirigenti dell’assessorato dell’Istruzione e formazione professionale al pagamento del danno erariale”.

Lo Nigro non ci sta. Innanzitutto racconta che il progetto Co.Or.Ap faceva parte di una misura che “non è che è stata attivata su mia programmazione, ma su una disposizione che discendeva… da una direttiva assessoriale, dice fai questo progetto. Questo progetto non doveva creare occupazione… ma doveva informare…”. Eppure l’Olaf, l’ufficio comunitario antifrode, si è scagliato contro il progetto dando il via all’inchiesta penale. E il giudice per le indagini preliminari Luigi Petrucci lo rammenta a Lo Nigro che risponde: “Il progetto viene dalla direttiva assessoriale… dall’organo politico che dice vai fai tu Ciapi questo progetto etc. Etc. Ed indica anche le relative risorse… Che cosa succede poi? Il Ciapi fa il progetto, dopo che il Ciapi fa questo progetto io non è che lo guardo, mi arriva… arriva all’agenzia manco a me, il servizio competente provvede a inoltrarlo… vede se ha i canali formali, le valutazioni di carattere formale, poi lo manda ad un apposito comitato di valutazione. Il quale comitato di valutazione per il progetto in house non è istituto presso l’agenzia per l’impiego, ma presso il dipartimento formale professionale, quindi nemmeno presso la mia… che valutava e correggeva spesso e mandava, aggiustava il progetto. Una volta valutato e demandato era quello il progetto che noi dovevamo approvare, quindi l’allegato a cui lei fa riferimento che è il progetto ed altre valutazioni di questo carattere venivano valutate da questo apposito comitato”. E chi faceva parte di questo comitato? “Gli esperti, alcuni esterni alcuni interni…era un comitato assessoriale vero e proprio… “.

Lo Nigro fa anche una distinzione fra chi gestisce e chi liquida il progetto: “Sono soggetti diversi l’autorità di gestione e l’autorità di pagamento… quindi l’autorità di gestione del Fse (Fondo sociale europeo ndr) era in quel periodo dipartimento formazione professionale, l’autorità di pagamento era un soggetto diverso”. E chi era? “Non mi ricordo in quel periodo, sono cambiati diversi, c’era una autorità di pagamento generale e una di ogni fondo… non mi ricordo chi era in quel periodo”. Però i mandati li emetteva Lo Nigro? “… no non li emanavo io li emanava sempre il dirigente del servizio… gli assessorati, perché ognuno hanno autonomia diversamente ad altre regioni, gli assessori non sono delegati sono preposti come i ministri del ministero… all’interno degli assessorati o della presidenza della Regione vi sono i cosiddetti dipartimenti o uffici equiparati che hanno a capo un dirigente generale o un sotto altro nome…”.

Nel prosieguo dell’interrogatorio Lo Nigro smentisce il racconto della Corsello. Il dirigente, sentito dai finanzieri, ha riferito che “qualche giorno prima che firmassi, il 15 febbraio 2013, il decreto di revoca del contributo concesso per il progetto Co.Or.Ap (si tratta dell’attivazione delle procedure per il recupero coatto dfei 15 milioni di euro dati al Ciapi ndr) sono stata contattata telefonicamente da Lo Nigro chiedendomi di incontrarlo urgentemente. Concordammo un incontro al Dipartimento funzione pubblica. Parlammo con Giovanni Bologna, Dirigente generale del dipartimento della Funzione pubblica, che ci mise a disposizione il suo ufficio. Lo Nigro mi esortò a non sottoscrivere il provvedimento di revoca del contributo concesso al Ciapi Palermo per il progetto Co.Or.Ap. Precisò che non bisognava revocare il contributo in quanto le procedure adottate per la concessione erano regolari e che il progetto si era regolarmente svolto”. Dichiarazioni che sorprendono Lo Nigro. L’ex dirigente offre al gip, davanti al pubblico ministero Maurizio Agnello (che coordina le indagini assieme a Sergio Demontis, Pierangelo Padova e Alessandro Picchi) e al suo difensore l’avvocato Marcello Montalbano, la sua versione dei fatti: “… non è così come almeno viene descritta, non so quello che abbia detto la dottoressa Corsello… ho chiamato la dottoressa Corsello anche insieme all’avvocato Bologna, perché avevamo bisogno di un appuntamento con lei per una problematica afferente un licenziamento collettivo operato da un ente di formazione professionale l’Anta, ma non in quanto lei dirigente del dipartimento di formazione professionale, ma in quanto dirigente del dipartimento lavoro”. Scusi lei questo appuntamento a che titolo glielo aveva chiesto? Lei era ancora in funzione? “No assolutamente, in pensione. Erano venuti nel mese di agosto alcuni lavoratori che erano stati licenziati… io e l’avvocato Bologna abbiamo prospettato la questione di questo licenziamento collettivo e lei normalmente ci ha detto sì in effetti qui si fanno tante cose, così qua, ma poi sostanzialmente non ha fatto né niente né di bene e né di male, poi esce… sai io dice ti devo chiedere scusa con te perché mi sono comportata male, però tu mi devi capire…”.

Poi, la Corsello gli avrebbe chiesto un consiglio sulla “rogna di Corap, ed io gli ho detto le seguenti parole, premesso che tu devi fare quello che ho fatto sempre io, gli ho detto io. Devi cautelare prima te stessa e poi l’amministrazione, tu fai gli atti che devi fare, però una cosa che ti voglio suggerire… tu adottalo ma riservati di scrivere alla comunità europea che quindi gli dici che tu stai adottando questo provvedimento, ma che ti riservi di ricertificare la spesa nel caso in cui la spesa che venisse riconosciuta, perché se no la devi caricare all’amministrazione regionale, cioè con risorsa del bilancio regionale e con questi tempi di cose… te lo sconsiglio proprio perché sarebbe un danno enorme”.

Il resto dell’interrogatorio si concentra sul volume “pagato” da Giacchetto: “Io un giorno conversando con l’avvocato Riggio, era finito il lavoro di manutenzione di questa mia casa che è del 700 che è stato il quartier generale della liberazione di Palermo di Garibaldi che è di mamma e di cui io sono custode ed allora ho detto… ho fatto un piccolo volumetto di poche pagine e dicevo che era mio intendimento stamparlo. Allora lui mi disse ma sai non ti preoccupare perché io sono… essendo nel settore ho rapporti con tipografie e cose varie, e quindi ti posso fare risparmiare. Quanto pago? Dice no sai non c’è molto, lascia stare non ti preoccupare poi se ne parla, va bene. La cosa finì qua…. io mi premurai a sapere quanto dovevo, disse no non ti preoccupare quando ci vediamo… poi ci siamo visti, ah sai niente guarda questo ti voglio fare un regalo per Natale… io per sdebitarmi presi, glielo potete chiedere anche a Giacchetto perché se lo ricorderà o forse avrò pagato anche con la carta di credito, e gli regalai tre cravatte Hermes cosa che ho ripetuto per l’altra cosa”.

E sulla sponsorizzazione alla squadra di calcio: “Non ne so parlare proprio. Io non ho mai parlato né con il Giacchetto né con altri, né con terzi soggetti di sponsorizzare nessuno, di squadre di calcio non ne so parlare”.

La tribuna vip allo stadio? “Il dottore Giacchetto io come tutti magistrati, forze dell’ordine, politici, burocrati, vengono omaggiati della tessera da parte della Palermo calcio. Peraltro debbo dire che a me la Palermo calcio me l’ha sempre omaggiata per un semplice e solo motivo, perché io sono il firmatario della convenzione, quando ero vice sindaco e con la Palermo calcio del campo Barbera”.

Una risposta che merita una precisazione da parte di giudice e pm. Il primo spiega che lui non va allo stadio. Il secondo, che i biglietti li compra di tasca propria.

 

 

 


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