CATANIA – Salvatore Di Grazia si è presentato in abito gessato nero al Tribunale di Catania. Questa mattina, nell’aula Serafino Famà, è continuato – dopo la pausa estiva – il dibattimento del processo che lo vede l’ultrasettantenne imputato per omicidio e soppressione di cadavere della moglie, Mariella Cimò. L’udienza si è aperta con una serie di contestazioni da parte della difesa in merito ad alcune intercettazioni ambientali: quelle captate dalle cimici piazzate nella villa, ma l’attenzione si è focalizzata su quella relativa alla detenzione in carcere tra novembre e dicembre dello scorso anno.
Durante una conversazione relativa ai suoi cani Di Grazia avrebbe pronunciato la frase, quando mia moglie muriu. Per il consulente della difesa, l’imputato avrebbe detto “curriu” e non “muriu“ come sostiene invece il perito della Procura. L’intercettazione audio, infatti, come già dibattuto nel corso di un’udienza precedente presenterebbe diversi disturbi e sarebbe poco chiara. L’udienza è continuata con l’esame – iniziato nell’ultimo dibattimento – del tenente Salvatore Mancuso, della compagnia dei Carabinieri di Gravina, che ha lavorato all’indagine.
Intanto giovedì prossimo, 9 ottobre, davanti alla terza sezione monocratica del Tribunale di Catania inizierà il processo contro Giuseppina Grasso, colf dei coniugi di Grazia, accusata di favoreggiamento nell’omicidio. Si presume che tra l’imputato e la domestica ci fosse anche una relazione extraconiugale.